Terzo capitolo della saga di Alien: dopo gli eventi del film precedente del 1986, Ripley e i tre superstiti (in ipersonno) stanno tornando sulla Terra a bordo della navicella USS Sulaco, ma un improvviso incendio provocato da un cortocircuito spinge il computer di bordo a deviarne la rotta per un atterraggio di emergenza sul piccolo pianeta "Fiorina 161", dal quale solo Ripley sopravvive. Fiorina è una colonia penale di massima sicurezza i cui abitanti sono tutti uomini, criminali e stupratori della peggiore specie, capeggiati dal detenuto Dillon che nel tempo è riuscito a convertirli ad una sorta di fanatico cattolicesimo millenarista con lo scopo di tenerne a bada i cattivi istinti. Ma l'arrivo di Ripley, la prima donna che giunge nella stazione dopo tanti anni, metterà in subbuglio la comunità, accendendo la fantasia lussuriosa dei più facinorosi. Quando alcuni uomini iniziano a morire in modo misterioso, Ripley capisce che "qualcosa" che ha viaggiato insieme a lei è atterrato sul pianeta, materializzando di nuovo il suo incubo peggiore: il letale alieno xenomorfo da cui non riesce a liberarsi. E stavolta la lotta contro il terribile parassita sarà ancora più tragica, spietata e dolorosa delle precedenti occasioni. Il secondo sequel ufficiale di Alien è stata una delle produzioni più travagliate del cinema moderno: nonostante il budget già stanziato ci sono voluti quasi 4 anni di rinvii, ribaltoni e dietro-front prima di poter arrivare ad una sceneggiatura accettabile e soddisfacente, che mettesse d'accordo tutti. Ben 6 scrittori lavorarono nel tempo allo script, passando dalle idee più stravaganti a quelle più convenzionali e, alla fine, i tre accreditati (David Giler, Walter Hill e Larry Ferguson) decisero di fondere il "meglio" delle diverse versioni dando vita al soggetto finale (che comunque risente di tutto questo caotico processo e dei troppi "padri" putativi). La regia fu affidata, a sorpresa, all'esordiente David Fincher, che veniva da una discreta esperienza nei videoclip ed il cui ingaggio suscitò un mare di polemiche tra i fans della serie. Alla sua uscita nelle sale il film divise pubblico e critica, venendo frettolosamente bollato come l'episodio più debole e meno convincente della saga. Lo stesso Fincher fu profondamente amareggiato per le critiche e per l'atteggiamento della produzione, che cercò in tutti i modi di interferire con la sua visione, proponendo di continuo modifiche alle scene, ma alla fine, fortunatamente, il giovane regista riuscì comunque ad imporsi. Non a caso nel 2003 fu rilasciata la così detta versione Assembly Cut del film con 29 minuti di sequenze inedite e parecchi cambiamenti (anche importanti) apportati alla trama in fase di montaggio. Fincher si dissociò totalmente da questa operazione, a cui rifiutò di partecipare, chiese che il suo nome venisse cancellato dai crediti (ma non fu ascoltato) e dichiarò, in molte interviste, di provare una sorta di "odio" verso questo suo complicato lavoro di esordio. Eppure, nonostante tutto questo bailamme, Alien³ resta uno degli episodi più coraggiosi, affascinanti, drammatici e riusciti della saga. Personalmente lo preferisco a quello, sopravvalutato, spettacolare, ma decisamente commerciale, di James Cameron. Tutti i problemi del film (che oggettivamente non mancano) nascono dalla sceneggiatura resa frammentaria dalle troppe menti diverse che ci hanno messo mano, ma il debuttante Fincher dimostra fin da subito di possedere un talento fuori dal comune, come poi dimostrerà ampiamente negli anni successivi rivelandosi un assoluto Maestro del cinema di genere. Al netto di qualche pecca dettata dall'entusiasmo acerbo dell'esordiente (che solitamente tende a strafare), Fincher riesce ad imporre una sua estetica personale ed originale alla pellicola, differenziandosi ampiamente dai film precedenti: un look più tetro, suggestioni dark di forte malia oscura, un senso di violenza trattenuta che si respira nell'aria, una sorprendete audacia visiva e narrativa, con una serie di scelte impopolari (che infatti spiazzarono molti spettatori ma che invece sono un valore aggiunto ed un segno di grande personalità artistica) ed almeno tre sequenze memorabili (il primo incontro tra Ripley e lo xenomorfo, l'inseguimento nei cunicoli della prigione e il finale, carico di enfasi tragica e di simbolismi cristologici). Sigourney Weaver, che ritorna ad interpretare per la terza volta il tenente Ellen Ripley, è uno spettacolo nella sua nervosa intensità, nel suo tormento ascetico e nel suo nuovo aspetto con la testa rasata.
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