Linda Susan Boreman, giovane ragazza della Florida di famiglia cattolica, incontra e sposa il libertino Chuck Traynor, gestore di locali notturni ingaggiato con gli ambienti della pornografia. Lui la avvia verso il nascente cinema porno e, sfruttando il suo talento nel sesso orale, la rende protagonista, con il nome d'arte di Linda Lovelace, del celeberrimo Gola Profonda (Deep Throat, 1972) di Gerard Damiano, ufficialmente considerato il primo film pornografico della storia, che ebbe uno stratosferico successo di pubblico, incassando oltre 600 milioni di dollari in tutto il mondo e facendo dell'attrice una (effimera) "stella" del genere hardcore. Sparita rapidamente nel nulla, Linda torna alla ribalta anni dopo per raccontare la sua versione dei fatti, del tutto opposta a quella "ufficiale": ovvero di essere stato manipolata, ingannata e costretta a girare quel film da Traynor, descritto come un uomo viscido, pervertito e violento, e di aver percepito appena 1250 dollari nonostante il grande incasso al botteghino. Dramma biografico diretto a quattro mani da Rob Epstein e Jeffrey Friedman, sulla controversa vicenda di Linda Lovelace, sulla sua rapida ascesa e caduta nello showbiz a luci rosse e su tutte le polemiche e controversie generate dalle sue accuse successivamente pubblicate nel libro "Ordeal", di cui i media americani si occuparono a lungo (e non senza morbosità), almeno fino ai primi anni '80. Il film racconta la stessa vicenda due volte, da due punti di vista differenti: prima quello generalmente accreditato nell'immaginario popolare, soffermandosi sulla lavorazione di Gola Profonda e cercando di capire i motivi (sociali, storici e di costume) del suo incredibile successo oltre ogni aspettativa. Poi dalla prospettiva (postuma) della Lovelace, scivolando nel tragico, con annessi enfasi e moralismo. Se la sequenza d'apertura è straordinaria, con l'inganno del film nel film, non si può dire lo stesso del resto dell'opera, che inciampa spesso nello stereotipo più bieco e si regge esclusivamente sull'ottima interpretazione della protagonista Amanda Seyfried. Tutta la parte di ricostruzione ambientale e di affresco d'epoca, con le atmosfere ribelli e trasgressive degli anni '70, si mantiene su un livello superficiale, più di maniera che di sostanza, più incline alla curiosità piccante che all'approfondimento psicologico, facendo rimpiangere molto quel capolavoro che è Boogie Nights (1997) di Paul Thomas Anderson, che, probabilmente, aveva già detto tutto quello che c'era da dire sull'argomento.
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