A New York, all'inizio degli anni '80, Alice e Charlotte sono due amiche appena laureate. Sono belle, sono ambiziose e amano la vita notturna, all'insegna del divertimento e degli incontri con i tipi "giusti". Frequentando assiduamente un locale alla moda di Manhattan, riescono ad entrare nel giro di alcuni yuppies, eleganti, rampanti e, proprio come loro, affamati di vita e di successo. In questa commedia drammatica d'ambiente, raffinata e un po' svampita, prodotta, scritta e diretta da Whit Stillman, si celebra la storia di un mitico locale newyorkese (lo "Studio 54") per raccontare, in forma di elegia malinconica un po' troppo patinata, la fine di un'epoca, a cavallo tra gli anni '70 e gli anni '80. Come da titolo si parla del tramonto della disco music, con tutto il suo contorno di abiti sgargianti, colori accesi, movenze coreografiche e spirito etnico trasgressivo (non bisogna dimenticare che il fenomeno popolare della "disco" è inizialmente nato nei locali periferici delle grandi metropoli statunitensi e presso le comunità latine, afro-americane e italo-americane). E' un film verboso e inamidato, frivolo e modaiolo, più attento alla forma che alla sostanza e che potrà aprire una breccia emotiva solo in coloro che quel periodo lo hanno vissuto. Viene anche da chiedersi, quasi naturalmente, se un fenomeno come quello della disco music, fugace e poco rilevante dal punto di vista musicale, fosse davvero meritevole di essere commemorato in un film, senza poi andare oltre, passando all'analisi sociale e di costume del periodo in questione. Sono però da salvare le musiche, la bella ricostruzione delle atmosfere del tempo e le interpretazioni delle due attrici principali, Chloë Sevigny e Kate Beckinsale. Nel film compare anche Jennifer Beals, celebre protagonista di Flashdance (1983) di Adrian Lyne. Una presenza quanto mai appropriata, forse quasi inevitabile.
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