martedì 2 novembre 2021

Pasolini, un delitto italiano (1995) di Marco Tullio Giordana

Nella notte fra l'1 e il 2 novembre 1975, una pattuglia dei carabinieri di Ostia ferma per eccesso di velocità, e poi arresta, un giovane alla guida di un'Alfa Romeo 2000 GTV. Il ragazzo è Giuseppe Pelosi, sfaccendato romano già noto alle forze dell'ordine per piccoli reati, conosciuto come "Pino la rana", e l'auto appartiene al famoso regista, scrittore e poeta Pier Paolo Pasolini. Lo stato confusionale del Pelosi, alcune tracce di sangue trovate sull'auto e il ritrovamento, alle prime luci dell'alba, del corpo straziato di Pasolini in un campetto dell'Idroscalo di Ostia, portano al fermo del ragazzo con l'accusa di omicidio. Seguiranno confessioni dell'imputato con differenti versioni dei fatti, un enorme interesse (anche morboso, per gli aspetti "scandalosi" della vicenda) da parte dei mass media nazionali, indagini condotte in maniera discutibile ed infine un processo all'insegna di una frettolosa ansia di chiusura del caso. Cupo dramma d'inchiesta sul "caso Pasolini", diretto da Marco Tullio Giordana e scritto dal regista insieme agli esperti Sandro Petraglia e Stefano Rulli. E' stato il primo film ad occuparsi del delitto, uno dei casi più oscuri e scioccanti della cronaca nera italiana, ancora oggi carico di dubbi e di misteri, probabilmente destinati a rimanere per sempre insoluti dopo la morte del Pelosi avvenuta nel 2017. Procedendo tra la ricostruzione accurata e la fiction, con l'inserimento di filmati di repertorio e sempre all'insegna della verosimiglianza, l'opera si dedica principalmente al primo processo contro Pino Pelosi e alle indagini parallele che avvennero in quel periodo, in un clima pesante di reticenza, ostilità, imbarazzo e intolleranza, dovuti ai risvolti omosessuali della vicenda, alla fama controversa della vittima (intellettuale scomodo, anticonformista e "scandaloso") ed al fatto che l'imputato, già ben noto negli ambienti sordidi dei "ragazzi di vita" romani, fosse ancora minorenne. Senza pretendere di fornire risposte certe ma sollevando molti dubbi (tra l'altro legittimi), il regista respinge la tesi "ufficiale" dell'omicidio commesso dal solo Pino Pelosi per un litigio scaturito dopo un rapporto omosessuale mercenario, ma abbraccia quella (tra l'altro confermata dalla prima sentenza) del delitto eseguito da almeno altri due/tre ignoti presenti sul posto e probabilmente collegati agli ambienti della delinquenza capitolina di estrema destra. Il fatidico "concorso con ignoti", che è l'argomento cruciale dell'intero caso Pasolini, viene sostenuto dalla logica dei fatti e anche da come sia stato poi rapidamente cancellato da tutte le sentenze successive e "dimenticato" in fretta dall'opinione pubblica, desiderosa di archiviare il tutto rapidamente e con l'etichetta più inoffensiva possibile, secondo la logica del conformismo bigotto e dei poteri occulti (per i quali la tesi del delitto accidentale legato ad un alterco tra omosessuali era la scelta perfetta). Per quanto efficace nella descrizione e inquietante negli scenari che esplora, la pellicola ha il difetto di non affondare mai veramente il colpo, ma di limitarsi a suggerire cose che già si sanno e di cui si vocifera da sempre, senza mai riuscire a stimolare una riflessione nuova, originale, tagliente e, possibilmente, "corsara". Come invece avrebbe sicuramente fatto Pasolini. 
 
Voto:
voto: 3/5

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