Frankie Paige, giovane parrucchiera di Pittsburgh mai interessatasi a questioni religiose, riceve via posta un regalo che la madre, in viaggio turistico, le ha spedito dal Brasile: un rosario appartenuto ad un prete (Padre Alameida), morto da poco e venerato come santo dai suoi parrocchiani. Da quel momento la vita della ragazza viene sconvolta: le compaiono sul corpo le cinque stigmate di Cristo ed inizia a parlare antiche lingue come l'aramaico. Il prete gesuita Andrew Kiernam viene inviato dal Vaticano a indagare sul caso, ma quello che scoprirà si rivelerà molto pericoloso. Stravagante thriller a tinte horror misticheggianti di Rupert Wainwright, che parte da un'idea non malvagia ma poi la declina con superficialità, badando più alle sequenze ad impatto macabro che all'approfondimento della tematica spirituale o alle sfumature psicologiche dei personaggi. La protagonista Patricia Arquette è brava e credibile e regge tutto il film sulle sue spalle, così come attori navigati quali Gabriel Byrne e Jonathan Pryce garantiscono sempre interpretazioni decorose. Un paio di scene sono ben riuscite e la parte che riguarda la vita di Padre Alameida è quella più affascinante, ma la sceneggiatura è troppo esile e la regia si limita alla patina esteriore. Più che al filone esorcistico demoniaco, con cui il film ha poco a che fare, ci troviamo dalle parti di quel sensazionalismo scandalistico anticattolico (alla Dan Brown per intenderci) che è più di maniera che di sostanza, innocuo perchè basato sul nulla ovvero su un grossolano rimpasto di vecchie teorie, antiche leggende, cose già sentite tante volte, giusto per evidenziare il lato corrotto del Vaticano inteso come istituzione di potere edificata dagli uomini e spesso non conforme alla reale dottrina evangelico cristiana. In pratica la scoperta dell'acqua calda, visto che questa è una verità ovvia, confermata da secoli di storia e da motivazioni ben più solide di quelle "apocrife" sbandierate nella pellicola. Ma trattasi di un prodotto hollywoodiano e come tale va preso, quindi non troppo sul serio. E proprio come Dan Brown fa tanto rumore per nulla, giusto per movimentare un po' le discussioni del pubblico facilone che arriva alla "verità" attraverso il gossip e non attraverso la cultura.
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