venerdì 23 aprile 2021

Captain Phillips - Attacco in mare aperto (Captain Phillips, 2013) di Paul Greengrass

Il capitano americano Richard Phillips , esperto comandante di navi commerciali, salpa dall'Oman per condurre il cargo porta container USA Maersk Alabama fino a Mombasa. Al largo delle coste somale la nave viene attaccata da una banda di pirati, armati di tutto punto e in cerca di riscatto. Grazie alle sue doti naturali (intelligenza, buon senso, umanità) Phillips riesce a salvare il suo equipaggio ma viene preso in ostaggio e portato via dai predoni a bordo di una lancia di salvataggio. Dramma marittimo di Paul Greengrass, spettacolare e coinvolgente, ricco di belle scene d'azione, momenti adrenalinici e interessanti riflessioni di natura sociale sull'eterno conflitto dei poveri contro i ricchi. In questo senso nessuno tra i due schieramenti è realmente "cattivo", perchè i pirati somali sono un manipolo di disperati manipolati da un avido signore della guerra, che li sfrutta a suo piacimento per fare lavori "sporchi" fortemente remunerativi (per lui), ma rischiosi solo per loro. La sensazione che traspare dal pensiero del loro capo (egregiamente interpretato dal sorprendente  Barkhad Abdi) è che, se avessero davvero una scelta ed un'alternativa alla miseria, probabilmente farebbero tutt'altra cosa. E, di contro, i ricchi "imperialisti" americani (simboleggiati dal cargo zeppo di container) hanno il volto umano e sincero di Tom Hanks, che anche stavolta riconferma tutte le sue qualità di grandissimo attore, con una interpretazione misurata e toccante. Quindi se protagonista e antagonista sono entrambi delle "vittime" di un gioco più grande di loro, chi sono i veri cattivi? Vanno ovviamente ricercati tra i burattinai che guidano il gioco dall'alto, tra i potenti che non si sporcano le mani e decidono il destino di molti con una frase, una decisione o un click su un bottone. Abbiamo già citato il signore della guerra somalo, ma anche la marina americana che interviene con tutta la "cavalleria" al completo non ci fa una bellissima figura, rischiando spesso di peggiorare la situazione per la frenesia di usare il grilletto al posto del cervello. E' sicuramente questo il messaggio più intimo del film: alla fine è sempre il fattore umano, l'empatia, la ragionevolezza che possono fare la differenza e sbloccare una situazione difficile. Perchè è nel confronto tra due uomini (Phillips e il capo dei predoni) che si decidono le sorti del film, due uomini che il destino ha messo l'uno contro l'altro ma che, in qualche modo, si capiscono, si rispettano, pur dovendo sottostare al gioco delle parti che la vita ha riservato per loro. E' un buon film, ben diretto e ben recitato, hollywoodiano ma senza esagerare, edificante ma a giuste dosi. Sicuramente non è ideologicamente fazioso o programmaticamente schierato, anzi cerca di smussare gli angoli e ritrarre i lati umani, in positivo e in negativo, delle due opposte fazioni. Tratto dal libro autobiografico "A Captain's Duty: Somali Pirates, Navy Seals, and Dangerous Days at Sea" scritto dal vero Richard Phillips. 
 
Voto:
voto: 3,5/5

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