mercoledì 21 aprile 2021

Frank Costello faccia d'angelo (Le samouraï, 1967) di Jean-Pierre Melville

Frank Costello, professionista del crimine parigino, detto il "samurai" perchè lavora sempre da solo, uccide su commissione il padrone di un night club. Sfugge all'arresto grazie ad un alibi perfettamente costruito, ma si ritrova braccato dalla polizia che non gli crede e dai suoi mandanti che temono di essere scoperti. Fedele al suo criminale codice d'onore il nostro intraprende una sanguinosa strada senza ritorno. Splendido polar (nome con cui viene solitamente indicato il noir francese) dello specialista Melville, asciutto e malinconico, intriso di struggenti tormenti interiori, raffinate suggestioni da poliziesco americano ed un opprimente senso di morte, che lo pervade fin dalla prima inquadratura. Solido e ineluttabile nel suo doloroso percorso di cupio dissolvi, è un potente affresco nostalgico sul crimine, raffigurato come stato di coscienza, modello esistenziale, una scelta sofferta che implica estasi di potere, fascino oscuro, ribellismo maledetto, ma anche solitudine e angoscia, allegoria dell'ancestrale sfida tra l'uomo e la morte. La fotografia notturna di Henri Decaë è sublime e il divo Alain Delon (qui alla sua prima collaborazione con il regista) è perfetto per il ruolo che sembra essergli cucito addosso. Nella versione originale il personaggio di Costello si chiama Jef, cambiato in Frank nel doppiaggio italiano, probabilmente per alludere al vero Frank Costello, mafioso di Cosa Nostra italo-americana. Tra i numerosi polar usciti negli anni '60 e '70 questo è uno dei migliori.
 
La frase: "Non esiste solitudine più profonda del samurai, se non quella della tigre nella giungla"
 
Voto:
voto: 4/5

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