domenica 18 aprile 2021

Clockers (1995) di Spike Lee

"Strike" è un giovane spacciatore di crack di Brooklyn al soldo del boss Rodney, che ufficialmente gestisce un esercizio commerciale come copertura. Rocco Klein è uno sbirro vecchio stampo che indaga da tempo sui due in cerca di prove concrete. Un giorno Rodney propone a "Strike", per avanzare nella gerarchia del crimine, di uccidere un uomo al suo servizio che lo sta imbrogliando. Del delitto si accusa, a sorpresa, il fratello di "Strike", Victor, un onesto lavoratore che si è sempre tenuto lontano dalla strada e dai guai. La polizia non gli crede e Klein stringe la sua morsa su "Strike". Ma ci saranno delle sorprese. Nello slang newyorkese il termine "clocker" viene usato per indicare uno spacciatore di crack afroamericano e questo ruvido noir metropolitano di strada, liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Richard Price, è ambientato interamente in quel mondo, sordido e brutale, intriso di logica criminale, amoralità congenita ed una pericolosa sottocultura fondata su violenza e sopraffazione. Questo film era inizialmente nato come un progetto di Martin Scorsese, che aveva acquistato i diritti del libro di Price ed aveva anche ultimato la sceneggiatura. Scorsese dovette poi rinunciare per lavorare a Casinò e decise di cedere il film a Spike Lee, limitandosi a fare il produttore. Lee accettò di buon grado, perchè aveva da tempo l'intenzione di girare un crudo film di denuncia sociale sul degrado delle strade e lo spaccio di droga nel suo quartiere, Brooklyn, da lui sempre definito come "ghetto". Ma la condizione fu quella di avere campo libero e poter modificare la sceneggiatura di Scorsese a suo piacimento, cosa che puntualmente fece, apportando diversi cambiamenti e spostando la prospettiva dal punto di vista di "Spike", invece che da quella dello sbirro Klein. Non sapremo mai come sarebbe stato il Clockers di Scorsese, ma sappiamo per certo che quello di Spike Lee è un solido crime-drama di grande impatto visivo ed emotivo, una dura immersione in un sottobosco metropolitano di degrado e violenza, di cui il regista ci mostra cause ed effetti, analizzandone le azioni, i crimini e, soprattutto, la mentalità che è alla radice del problema. Con un'estetica realistica da blaxploitation anni '70, un montaggio dinamico, sperimentazioni visive e virtuosismi registici, l'autore mostra, racconta, esamina e denuncia senza fare sconti, demitizzando l'ideologia allucinata del così detto "gangsta rap" attraverso l'aspro resoconto dei suoi effetti (non a caso il film si apre con una serie di fotografie in primo piano di morti ammazzati nelle strade, con i segni della violenza sui corpi martoriati). Più indignato che arrabbiato, più sconsolato che pessimistico, Clockers è un nuovo autorevole tassello nella rappresentazione del malessere sociale della società americana. Nonostante il suo valore e una grande squadra di attori (Harvey Keitel, Mekhi Phifer, John Turturro, Delroy Lindo, Isaiah Washington), il film fu un assoluto flop al botteghino USA, ed ebbe accoglienze generalmente tiepide anche da noi in Europa. E', invece, un film giusto, secco, importante e ben riuscito, che merita la sua dovuta rivalutazione.
 
Voto:
voto: 4/5

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