venerdì 16 aprile 2021

Il buco (Le trou, 1960) di Jacques Becker

Parigi, 1947: nel famigerato carcere della Santé cinque detenuti progettano l'evasione attraverso lo scavo di una galleria. Un lavoro complesso e pericoloso che per la sua riuscita necessita di collaborazione, attenzione ai dettagli e reciproca lealtà. Ma uno di loro, Gaspard, viscido e fragile, finirà per tradirli, dopo la promessa di una imminente liberazione da parte del direttore. Memorabile dramma carcerario di Jacques Becker, uno dei migliori in assoluto di questo particolare (e fortunato) sottogenere, tratto da un racconto di José Giovanni, a sua volta ispirato ad una storia vera. Nei tempi e nei modi di un veemente apologo sulla libertà e sulla dignità dell'uomo, riflette su temi universali quali l'amicizia virile, la solidarietà che scatta nella condivisione di una situazione avversa e la sfuggente doppiezza della natura umana. Impaginato in una gelida fotografia in bianco e nero e raccontato con tono asciutto e stile rigoroso, senza alcun giudizio morale o enfasi effettistica, è un grande classico del cinema francese e il più autorevole padre putativo di tutte le pellicole basate su tunnel ed evasioni. Le lunghe sequenze dello scavo hanno fatto epoca, per tensione, potere simbolico e forza evocativa. Il notevole esito finale si deve anche alla potente carica tragica garantita dalla recitazione realistica di un affiato cast di attori, molti dei quali esordienti. E' il film che ha lanciato Philippe Leroy e Michel Constantin e l'ultimo della carriera registica di Jacques Becker, talentuoso "allievo" di Renoir che morì prematuramente pochi mesi dopo averlo finito di girare. La sola donna che compare nella pellicola, per una breve scena di pochi minuti, è una giovanissima Catherine Spaak.

 
Voto:
voto: 4,5/5

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