giovedì 29 aprile 2021

Desiderio di donna (All I Desire, 1953) di Douglas Sirk

Noemi, attrice da tempo separata dalla famiglia per inseguire una carriera teatrale, torna a casa per una recita scolastica della figlia, nonostante l'ostilità del marito e del figlio maggiore. Vista la sua esperienza la donna accetta di recitare il ruolo di protagonista e lo spettacolo riscuote grande successo tra i convenuti. Noemi sembra felice e rincuorata, e accarezza l'idea di poter tornare con la sua famiglia. Ma la ricomparsa di un suo vecchio amore, che anni addietro l'aveva spinta a fuggire, fa vacillare nuovamente i suoi desideri. Melodramma delicato e malinconico, sull'inesorabilità del tempo e sull'impossibilità di porre rimedio agli errori del passato, specie in un contesto sociale sentenzioso e moralista come quello dell'America di provincia. La presenza della grande Barbara Stanwyck, che inevitabilmente magnetizza tutte le attenzioni su di sè, lasciando solo le briciole al resto del cast, è sia un punto di forza che di debolezza nella resa complessiva dell'opera. L'aspetto psicologico più interessante è nel rapporto madre-figlia, con la ragazza che, da un lato, ammira e idealizza l'ingombrante genitrice e, dall'altro, ne respinge l'anticonformismo e la carica vitale. Come sempre nel cinema di Douglas Sirk, le cose migliori (a parte la confezione estetica sopraffina) vanno analizzate in controluce, indagando il sottinteso, la fiamma che arde sotto la cenere. Il limite maggiore del film è nel finale posticcio, imposto dalla produzione e non gradito a nessuno. Meno che mai al regista.
 
Voto:
voto: 3,5/5

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