domenica 18 aprile 2021

Nirvana (1997) di Gabriele Salvatores

In un anno imprecisato di un mondo futuribile, in una metropoli chiamata Agglomerato del Nord, formata da un nucleo centrale protetto e circondato da degradati ghetti periferici multietnici, tre personaggi si trovano coinvolti in una strana avventura. Jimi progetta videogiochi per conto della Okosama Starr, una grande multinazionale informatica, e sta per lanciare il suo ultimo prodotto, molto atteso sul mercato, chiamato "Nirvana". A causa di un virus informatico il programma "Nirvana" inizia a malfunzionare e il personaggio protagonista del gioco, Solo, prende coscienza della sua natura di irreale schiavo digitale e chiede a Jimi, suo creatore, di essere "liberato" tramite cancellazione. L'uomo, in forte crisi depressiva per problemi sentimentali, decide di accontentarlo, spinto da un forte senso di empatia e compassione. Ma per riuscire nel compito deve violare l'impenetrabile banca dati della sua compagnia e si rivolge ad un hacker esperto, Joystick, scalcinato pirata di periferia che lo guiderà in un pericoloso viaggio attraverso i bassifondi, in lotta contro il tempo e il potere della Okosama Starr. Spettacolare e ambizioso dramma fantascientifico di Gabriele Salvatores, uno dei rarissimi esempi di sci-fi all'italiana e, già solo per questo, coraggioso e quasi unico nel suo genere. Visivamente influenzato da una pletora di modelli "alti" e "bassi" (estetica cyber-punk, i mondi di Philip K.Dick e di William Burroughs, la pop-art, le incisioni di Escher, la grafica dei video-games), è un avventuroso viaggio psichedelico che affascina e stordisce, non sempre a fuoco nella sua frenetica ricerca di creare immagini e scenari ad effetto, indubbiamente coinvolgente ma anche un po' stiracchiato nella sua pretesa di apologo fanta-sociologico sulla libertà. Per quanto molto debitore di altrui visioni, riesce a stupire per la capacità artigianale di costruire un inquietante universo fantastico in luoghi impensabili (l'area industriale abbandonata dell'Alfa Romeo milanese e il macello comunale), grazie all'abilità di Giancarlo Basili, che ha progettato le scenografie. Ma, nonostante la cornice da incubo fantascientifico, in bilico tra reale e virtuale, il leitmotiv della storia è sempre quello, ricorrente in tutto il cinema dell'autore, dell'idealizzazione della fuga. La fuga come rifiuto del mondo ed espressione di un profondo disagio interiore. Cast di grande livello con Christopher Lambert, Sergio Rubini, Diego Abatantuono, Stefania Rocca ed Emmanuelle Seigner. Rubini e la Rocca sono i più bravi, una spanna sopra a tutti gli altri. Il film è stato il più grande successo commerciale del regista, ma divise nettamente la critica in due tronconi, tra ammiratori e detrattori. Al netto dei difetti e dei pregi (presenti in egual misura) resta un esperimento (riuscito) di ridestare (e reinventare) il cinema italiano di genere.
 
Voto:
voto: 3,5/5

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