Nei primi anni del fascismo, un misterioso assassino rapisce, sevizia e uccide bambine in alcuni rioni popolari di Roma, gettando l'intera città in una psicosi di terrore, di sospetti e diffidenza verso il prossimo. Di fronte all'incapacità della polizia di risolvere il caso la questione diventa politica e lo stesso Mussolini se ne interessa personalmente, dando ordine di catturare ad ogni costo il "mostro". Prestando fede alle chiacchiere di un marito geloso, un giovane carabiniere ambizioso costruisce un castello di accuse, basate su prove inconsistenti, contro il fotografo Gino Girolimoni, che finisce al centro di una bufera mediatica e giudiziaria senza precedenti a quel tempo. La voglia del regime di chiudere a tutti i costi la vicenda nel minor tempo possibile e la paura collettiva di nuovi delitti scatena contro di lui un furioso linciaggio pubblico, alimentato da pregiudizi, ignoranza e servilismo politico. Girolimoni diventa così per tutti il "mostro di Roma", la vittima ideale della paranoia popolare e della bieca incompetenza delle forze dell'ordine. Quando l'uomo viene infine liberato e prosciolto dalle infondate accuse, i giornali che lo avevano frettolosamente massacrato non riportarono la notizia, imbavagliati dal regime fascista che non voleva riconoscere i suoi errori e temeva una nuova ondata di panico nella popolazione. Così la sua vita fu distrutta per sempre e la sua reputazione non venne mai riabilitata. Girolimoni morì nel 1961 portandosi ancora dietro, nell'immaginario collettivo, l'atroce definizione di "mostro di Roma". E intanto il vero "mostro" non fu mai identificato e sparì nell'ombra per sempre nel 1927, lasciandosi alle spalle 7 vittime innocenti. Impeccabile dramma storico di denuncia sociale di Damiano Damiani, fedelmente ispirato alle dolorose vicende reali accadute a Roma tra il 1924 e il 1927, in cui all'orrore dei crimini commessi dal pedofilo assassino mai catturato, si aggiunse la vergogna di uno dei più clamorosi errori giudiziari commessi nel nostro paese. Nella sua vibrante operazione di accusa il regista punta impietosamente il dito contro la falsità inadempiente del regime, il meschino servilismo dei media, l'inettitudine maldestra degli investigatori ed i faziosi preconcetti di un "popolino" miserabile, probabilmente degno dei suoi governanti. Non è solo un opportuno e necessario film di indignata ricostruzione storica, ma una vera requisitoria politica, un inno alla dignità dell'uomo e dei suoi inviolabili diritti essenziali, e anche un invito ad un doveroso atto di auto-riflessione sociale. Va anche sottolineato il merito del regista per il totale controllo sulla materia narrativa, capace di conciliare l'asprezza della denuncia con la sobrietà dei toni, senza mai scadere nell'invettiva estremista. Straordinario Nino Manfredi nella toccante e sensibile interpretazione di Girolimoni.
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