martedì 27 aprile 2021

Cognome e nome: Lacombe Lucien (Lacombe Lucien, 1974) di Louis Malle

In un piccolo paese di campagna nella Francia del 1944, durante l'occupazione nazista, l'adolescente Lucien Lacombe, ignorante e sempliciotto, cerca di entrare nei partigiani della Resistenza, per soddisfare le sue fantasie di vita avventurosa e atti eroici. Rifiutato per la sua maldestra incoscienza diventa, quasi casualmente, un collaborazionista della Gestapo. Dopo aver fatto arrestare il capo partigiano che lo aveva respinto, Lacombe entra a far parte (a tutti gli effetti) degli aiutanti dei tedeschi nella dura campagna di repressione, dotato di armi e divisa, ma ancora privo di buon senso e chiari ideali politici. Grazie alla sua nuova posizione di privilegio sociale, riesce a far colpo su France, una bella ragazza ebrea che vive in clandestinità e di cui s'innamora. Ma un giorno i nazisti la rintracciano e decidono di deportarla. A questo punto il giovane dovrà prendere una difficile decisione. Coraggioso e smaliziato dramma storico di Louis Malle, inevitabilmente controverso ed esplosivo per i delicatissimi temi politici trattati. Temi che costituiscono un nervo ancora scoperto per critici ed intellettuali francesi. Alla sua uscita generò un vespaio di polemiche, facendone passare in sordina l'altissimo valore artistico e la grandezza intrinseca, provocando la fine anticipata della carriera del regista nel suo paese natio. Duramente attaccato, anche a livello personale, da critica e pubblico, l'autore, fortemente risentito, decise di espatriare negli Stati Uniti, dove proseguì (brillantemente) la sua attività di regista impegnato anticonformista. Lacombe Lucien è un capolavoro, un ritratto lucidamente impietoso (e profondamente vero) del collaborazionismo francese durante il governo "fantoccio" di Philippe Pétain. Straordinario nella ricostruzione d'epoca, nel disegno spietato del suo inquietante protagonista, nel contrasto tra la bellezza elegiaca degli scenari rurali e l'oscurantismo morale dei fatti narrati, nella raffigurazione sarcastica del rapporto tra casualità e scelta. Lacombe è un inetto, illetterato e grossolano, scarsamente empatico, privo di valori e di coscienza civile. E' un opportunista, un codardo alla ricerca di scorciatoie per sentirsi potente, rispettato, essendo intimamente conscio dei suoi scarsi talenti. Lacombe è l'emblema del "francese medio" di quell'oscuro periodo storico, lo specchio severo di molte cattive coscienze, ed è questo il motivo principale della bagarre ideologica suscitata dal film (la verità fa notoriamente male). Le connessioni politiche, concettuali e morali tra questo film e Il conformista di Bertolucci (altro capolavoro scomodo) sono evidentissime, riaffermando il principio che i grandi autori sono in automatica sintonia nella visione del mondo, a causa di affinità elettive. Malle utilizza uno stile asciutto, semi-documentaristico, con uso frequente della camera a mano, ma impreziosito dalla fotografia del nostro grande Tonino Delli Colli. La sobrietà stilistica serve a rendere più sferzante il senso della denuncia, depotenziare la cornice per mettere in risalto il quadro. Così la guerra e il nazismo diventano meri punti di partenza per innescare le ipocrisie del cittadino medio (e mediocre), che si abbandona al suo naturale trasformismo che lo spinge dalla parte dei "molti", per timore di essere un "nessuno". In questo falso film di guerra, gli aspetti tragici non provengono tanto dalla crudeltà dei "cattivi", ma, piuttosto, dalla pavida connivenza dei "buoni". Il memorabile finale onirico (e fortemente simbolico) è la chiosa ideale di quest'opera magistrale, un'autentica lezione di cinema impegnato e denuncia sociale, che avrebbe dovuto far riflettere piuttosto che far discutere. Perchè la mancanza di una chiara posizione etica è l'humus che alimenta le ideologie fasciste.
 
Voto:
voto: 5/5

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