lunedì 26 aprile 2021

Nessun amore è più grande - La condizione umana I (Ningen no jôken, 1959) di Masaki Kobayashi

Seconda Guerra Mondiale, 1943, durante l'invasione giapponese della Manciuria. L'ingegnere minerario Kaji, uomo colto, sensibile, pacifista e colmo d'ideali, viene mandato a presiedere dei lavori in una miniera nei territori occupati della Manciuria. Le terribili condizioni di vita a cui sono sottoposti i prigionieri cinesi, costretti a lavorare come schiavi e puniti con pene corporali, spingono l'uomo a prendere le distanze dalla politica bellica del suo paese e a ribellarsi ai suoi superiori. Accusato di tradimento viene deposto dal suo incarico, deportato, poi costretto ad arruolarsi e partire per la guerra, nonostante la sua posizione morale di obiettore di coscienza. La condizione umana di Masaki Kobayashi è una delle più grandi opere della storia del cinema, un film-fiume, della durata complessiva di circa 10 ore, diviso in una trilogia composta da: Ningen no jōken: Dai 1 hen (1959), uscito in Italia con il titolo Nessun amore è più grande, Ningen no jōken: Dai 2 hen (1959), con titolo italiano Il cammino verso l'eternità, Ningen no jōken: Kanketsu hen (1961), da noi distribuito come La preghiera di un soldato. La suddivisione è stata "imposta" da esigenze distributive, dovute all'estrema lunghezza dell'opera, che avrebbe reso praticamente impossibile la sua proiezione in sala in un'unica soluzione. Ma trattasi di tre parti omogenee, coerenti, progressive, di pari stile e valore artistico, quindi si è soliti considerarle come un unico enorme film. E' un lavoro colossale, puntiglioso e straordinario, ispirato dalle reali esperienze belliche del grande regista, su cui egli ha lavorato anima e corpo per un decennio per dar vita a questo doloroso e accorato manifesto anti-bellico, un film umano e pietoso, sferzante e implacabile nella sua denuncia, fortemente critico verso la politica giapponese e la sua scelta di allearsi con il nazi-fascismo europeo. Attraverso immagini potenti, epiche e talvolta strazianti, questo film-documento ricerca disperatamente un bagliore di speranza (attraverso gli occhi giusti del suo protagonista) in un mondo dominato dall'odio, dalla sopraffazione e dalla follia della guerra. La condizione umana non è "soltanto" un'opera-omnia pacifista, socialista, antimilitarista e antimperialista, ma un trattato etico-filosofico, in forma d'arte visiva e di valore universale, che riflette sull'esistenzialismo in molte sue sfaccettature. Lo scenario realistico del secondo conflitto mondiale è solo il punto di partenza storico per una riflessione più ampia sulla natura umana e sulla maniera migliore per tendere alla reciproca coesistenza in un modello sociale concretamente attuabile. Memorabile interpretazione di Tatsuya Nakadai nel ruolo del protagonista, attore scoperto da Kobayashi e poi divenuto interprete abituale dei grandi film di Kurosawa. Della sua spettacolare carriera costellata di successi, il personaggio di Kaji è, probabilmente, quello che resterà maggiormente impresso.

Voto:
voto: 5/5

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