Parigi, 1972. Christine è un'adolescente introversa che soffre per il divorzio dei suoi genitori e per una madre anaffettiva con cui non riesce a stabilire una connessione. Gilles è un "ribelle senza causa", arrabbiato cronico e insofferente di ogni regola o restrizione. I due si conoscono e iniziano una relazione sentimentale. Vivono la loro giovinezza con intensità e sfacciataggine, prendendo la vita a morsi e finendo anche in qualche guaio. Fino a quando decidono di lasciare tutto e partire insieme, per un viaggio senza meta. Inizialmente concepito come un breve episodio della durata di un'ora da inserire in una serie televisiva, L'eau froide fu poi trasformato dall'autore in una pellicola per il grande schermo, integrandolo con altri 30 minuti di girato che erano stati inizialmente scartati. E' un dramma giovanile di formazione all'insegna del naturalismo, uno spaccato realistico dell'adolescenza, del suo fuoco ardente, dei suoi tormenti e della sua potente carica vitale che, inconsapevolmente, va a braccetto con la morte. Assayas pedina i suoi giovani attori tenendo la macchina da presa sempre incollata ai loro corpi e ai loro volti, per coglierne i fremiti, gli ardori, gli sguardi, le emozioni, all'insegna di quel cinema verità tipicamente francese. La musica pop rock che accompagna le scene topiche è molto più di una colonna sonora ornamentale: è energia espressiva, è scenario dinamico che fissa l'azione nel suo tempo, è emblema dello spirito ribelle dei protagonisti, è stato d'animo, è parte del racconto, esattamente come i dialoghi. Il film è in buona parte autobiografico, ispirato ad esperienze vissute in prima persona dal regista nel 1972, quando aveva 17 anni. Nel cast spicca la bella e brava Virginie Ledoyen, qui al suo primo ruolo da protagonista.
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