giovedì 29 aprile 2021

Una gita in campagna (Partie de campagne, 1946) di Jean Renoir

In una domenica d'estate del 1860, il bottegaio parigino Dufour porta la sua famiglia a un picnic sulle rive della Marna. Mentre lui è a pesca, sua moglie e sua figlia, ebbre di felicità per il piacere della gita all'aria aperta, accettano il corteggiamento di due aitanti giovanotti, che le portano in barca su una piccola isoletta, dove il paesaggio è mozzafiato. Qui la giovane Henriette si concede ad Henri, di cui si è subito invaghito. Ma un temporale improvviso interrompe l'idillio. Dopo qualche anno la ragazza, che intanto ha sposato il noioso commesso del padre, torna nello stesso luogo insieme al marito. Qui, casualmente, rivede Henri. Nessuno dei due ha dimenticato, ma la cruda realtà gli lascerà da condividere solo il dolce ricordo di quel pomeriggio estivo. Capolavoro assoluto del così detto "realismo magico", tratto da una novella di Maupassant, questo film di Renoir è una lezione magistrale di impressionismo cinematografico, in cui il regista tiene bene a mente gli insegnamenti pittorici del padre August, ma anche di Monet, Degas, Manet. Il naturalismo dell'autore tocca i suoi vertici più alti nella completa fusione sensoriale (e sensuale) tra uomo e natura, una sorta di sintonia completa, inebriante e travolgente, il panismo nella sua forma visuale più poetica e toccante. La prima parte ha i toni di una delicata commedia sentimentale, con momenti di pura ironia, mentre la seconda scivola in uno struggente melodramma malinconico, privo di enfasi retorica ma denso di riflessioni critiche verso le convenzioni sociali che "violentano" le emozioni umane e tarpano le ali ai reali desideri. Ritornano i temi ricorrenti del grande maestro francese: lo stupore incantato di fronte alla bellezza della natura in simbiosi con la forza vitale dei sentimenti, la purezza dell'acqua contrapposta ai difetti intrinseci nella natura umana. Il film ebbe una lavorazione travagliata: venne girato nel 1936, ma la riprese si interruppero per lungo tempo a causa dell'esaurimento dei fondi e di dissidi interni alla crew. Il montaggio fu ultimato, solo dieci anni dopo, da Marguerite Houllé (compagna del regista) che ebbe il consenso dalla produzione e recuperò i negativi, mentre Renoir si trovava in America per dedicarsi ad altri film. E' assai probabile che il regista abbia dato il suo assenso senza neanche aver visto prima il film finito. E così l'opera vide finalmente la luce. In Italia fu distribuito solo nel 1962 e, vista la sua breve durata, venne inserito, con il titolo La scampagnata, nel film a episodi Il fiore e la violenza (gli altri due segmenti del film sono di Michelangelo Antonioni e François Reichenbach). Alla domanda su quanto l'impressionismo paterno avesse influito su questo capolavoro il regista rispose: "Se certi passaggi e certi costumi possono ricordare i quadri di mio padre, ciò avviene per due ragioni: la prima riguarda il fatto che l'epoca e i luoghi in cui si ambienta la storia sono quelli in cui mio padre ha molto lavorato durante la sua giovinezza; la seconda è data dal fatto che io sono il figlio di mio padre e che si è fortemente influenzati dai propri genitori.". Durante le riprese fecero parte della troupe, come collaboratori di Renoir, futuri grandi registi quali Visconti, Bresson, Becker. La memorabile sequenza del temporale estivo, con la lunga carrellata sul fiume flagellato dalla pioggia, che mette in sintonia l'elemento naturale con l'esplosione passionale tra  Henry e Henriette, e che condurrà il film in avanti nel tempo, al successivo nostalgico incontro tra i due amanti perduti, è rimasta scolpita nella storia del cinema. Pura magia, sincero incanto, pietra miliare.
 
Voto:
voto: 5/5

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