Ohio, 1979. Una notte d'estate. Sei adolescenti stanno girando un film horror amatoriale in super 8 e assistono ad un catastrofico incidente ferroviario, durante il quale una strana creatura fugge da un vagone blindato distrutto. In breve la cittadina viene presidiata dall'esercito, mentre iniziano a sparire persone e animali. Su tutto vige il controllo militare ed il massimo riserbo, ma i ragazzi hanno capito cosa sta succedendo e faranno la loro parte nella storia. Il terzo lungometraggio di J.J. Abrams è una grande avventura fantastica, densa di azione e della freschezza tipica dei film "per ragazzi". Ma, in realtà, è un film per cinefili, un immenso omaggio a quel cinema (spielberghiano) degli anni '80, ambientato nella provincia americana e con protagonisti adolescenti alle prese con i turbamenti tipici dell'età e con eventi straordinari (affrontati alla stessa maniera). Un cinema leggero, divertente, coinvolgente, che fa tanto effetto nostalgia per chi adolescente lo era davvero in quegli anni e che ha il sapore dolce-amaro tipico di quando sfogliamo, con malinconia ed emozione, un album di vecchie foto. L'operazione, prodotta dallo stesso Spielberg, il cui nome campeggia bene in vista sulle locandine, è stata eseguita con cura, rispetto, attenzione a dettagli e sfumature e con tanto cuore (inondando il film di una marea di omaggi e citazioni che faranno la felicità dei nerd appassionati di quiz sul cinema). Magari anche un po' più di testa avrebbe giovato ad una trama complessa in cui diversi passaggi non sono sempre a fuoco. Ma ad un progetto del genere tutto si perdona e non si deve nemmeno cercare necessariamente il pelo nell'uovo, perchè l'intento è dichiaratamente un altro e l'obiettivo viene, quindi, centrato. J.J. Abrams, che è un cinefilo doc e che padroneggia la tecnica cinematografica, punta all'emozione malinconica e ci (re)immerge magicamente in questo mondo stralunato di adolescenti e di alieni, appoggiando il patos del racconto sulla contrapposizione tra la purezza della fantasia dei ragazzi e la cinica corruzione degli adulti, con il "mostro" di turno a fare da specchio riflettente, in cui ciascuno si vede per ciò che è. Se ha coraggio per guardare. E, da buon cinefilo, l'autore utilizza anche il classico espediente hitchcockiano di mettere sempre lo spettatore un passo avanti rispetto ai personaggi, in modo da costruire "naturalmente" la suspense. Da non perdere i titoli di coda.
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