mercoledì 21 aprile 2021

Nuestro tiempo (2018) di Carlos Reygadas

Una famiglia vive in un ranch nella campagna messicana, dove alleva tori da combattimento. Lui (Juan) è un famoso poeta, mentre lei (Esther) gestisce le attività della fattoria. I due hanno un rapporto molto aperto che non esclude incontri erotici occasionali con altri partner, ma limitati unicamente all'aspetto sessuale. Quando Juan sospetta che la moglie sia innamorata di un americano da poco giunto sul posto, il suo mondo interiore va in pezzi. Per dimostrare di essere all'altezza, l'uomo si dedica alla pericolosa attività di domatore di tori, ma gli scarsi risultati ottenuti vanno di pari passo con quelli della sua relazione coniugale. Intenso e doloroso dramma di Carlos Reygadas sulle difficoltà del rapporto di coppia, sulla fragilità del maschio (l'illusorio "sesso forte") e sull'eterna "battaglia" tra i sessi, in cui il talamo è l'arena, il corpo è l'arma e la vittoria è suprema illusione. Perchè trattasi di un gioco effimero, sfuggente, ambiguo, tanto potente quanto imperfetto, essendo naturale espressione del sentire umano. In bilico tra ragione e istinto, libertà e possesso, Nuestro tiempo è un film struggente nel senso e dilatato nello stile, fatto di silenzi, di sguardi, di dettagli, di corpi. E di metafore: quella del toro da domare è perfetta per esprimere il rapporto di forze (reali e presunte) tra il maschio e la femmina, quando ci sono di mezzo il sesso e l'amore. E' un film maschile, ma non maschilista, perchè tutto avviene dalla prospettiva di Juan. E' anche un film sul senso di sconfitta, sulla presa di coscienza che tutto sfugge, tutto muta e il controllo è una mera lusinga vanitosa, una favola per bambini presuntuosi. Per accrescere il realismo dell'affresco gli interpreti di Juan ed Esther sono il regista e sua moglie, persone vere che portano in scena una proiezione di sè stessi, in un gioco di sovrapposizioni tra cinema e realtà. Questo quinto lungometraggio dell'autore messicano è uno dei suoi lavori più riusciti e coesi, un film forte e tormentato. E un film lirico, in cui la natura circostante appare e si comporta in funzione dello stato d'animo del protagonista. Presentato in concorso al Festival di Venezia 2018, è stato accolto con riscontri positivi dalla critica specializzata ed è stato subito inserito nel lotto dei papabili vincitori del Leone d'Oro. Il prestigioso premio è stato però vinto (meritatamente) da un altro messicano: Alfonso Cuarón, con lo splendido Roma.
 
Voto:
voto: 3,5/5

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