Nel piccolo villaggio montano austriaco di Radegund, Franz e Fani vivono una tranquilla vita bucolica, dediti al lavoro dei campi, ai semplici riti quotidiani ed al loro grande amore. Ma la scoppio della seconda guerra mondiale stravolge le loro esistenze: dopo l'invasione nazista Franz è costretto ad arruolarsi e giurare fedeltà ad un padrone che non riconosce, che non accetta e di cui non concepisce la ferocia ideologica. Ostinato nel suo rifiuto della violenza, Franz si ribella al Terzo Reich e viene condannato a morte per tradimento. Ispirato alla storia vera di Franz Jägerstätter, obiettore di coscienza e martire austriaco, beatificato nel 2007, questo magnifico dramma storico segna il felice ritorno di Terrence Malick ad una narrazione lineare e tradizionale. Il grande autore texano riscopre piacevolmente il sapore romantico elegiaco dei suoi primi lungometraggi, con il racconto al centro di tutto e i suoi stilemi a fare da splendida cornice. Dalla sapiente interconnessione tra uomo, spiritualità, natura e storia prende vita questo A Hidden Life, struggente biografia intimista che racconta il coraggioso eroismo di un uomo semplice e forte, senza mai ricorrere all'enfasi retorica e senza mai tracimare nell'agiografia spudorata, ma attraverso un lungo monologo interiore che il protagonista fa con sè stesso e con la sua amata, attraverso l'immancabile voce fuori campo, autentico marchio di fabbrica del cinema di Malick. Un discorso fatto di pensieri, di lettere, di sguardi, di slanci, di dubbi e di negazioni. Un discorso che è percorso interiore, presa di coscienza, ribellione ideologica, rifiuto della violenza, difesa strenua dei propri principi, di quello stile di vita e di quella bellezza che sono perfettamente incarnate dall'oasi rurale in cui Franz e Fani vivevano, appartati, la loro vera vita (la vita nascosta) prima dell'avvento dell'orrore bellico. Quel luogo è un luogo mistico, un luogo dell'anima, è il motivo della forza e dell'eroismo di Franz, perchè nel cinema di Malick la religiosità nasce sempre dall'armonia tra uomo e natura. Quando questi riesce a trovare quel primordiale equilibrio simbiotico con l'ambiente naturale che lo circonda, raggiunge la pace interiore e si genera la fiamma del divino, in accordo alla visione panteistica dell'autore. Viceversa la violazione dell'ancestrale patto sacro tra uomo e natura genera il caos, il dolore, la disperazione, la guerra. La "santità" eroica del protagonista risiede nella sua altezza morale, non è fondata su gesti eclatanti o su discorsi complessi ma sulla silenziosa resilienza al male, sul rifiuto cocciuto del caos in difesa di quell'ordine, di quella grazia e di quella umanità contadina dignitosa a cui aspira e a cui vorrebbe tornare. L'eroismo di Franz è nella reale comprensione del valore dei piccoli gesti della sua "vita nascosta", un ricordo che gli dà forza e tempra le sue convinzioni, facendone uno scudo indistruttibile con cui fronteggiare le ansie e le paure tipiche della natura umana. Tra la magnificenza abbagliante delle immagini di natura (di cui Malick e Herzog sono i massimi "pittori" viventi) e la salda sobrietà dell'animo di Franz (ben ancorato all'amore per la sua donna e all'ideale pacifista) nasce la forza solenne di questo film vibrante, spirituale, poetico e profondamente morale. Un'opera nuovamente attraversata da quella "sottile linea rossa" che unisce lo spirito umano al misticismo della natura. E' stato l'ultimo film interpretato da Bruno Ganz e Michael Nyqvist, entrambi deceduti poco dopo la fine delle riprese. Girato con il solo utilizzo della luce naturale tra l'Alto Adige e l'Austria, è stato doppiamente premiato al Festival di Cannes: Premio François-Chalais e Premio della Giuria Ecumenica.
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