Vienna,
1823: il vecchio musicista di corte Antonio Salieri, ormai dimenticato e
rinchiuso in manicomio dopo un tentativo di suicidio, confessa a un sacerdote
di aver trascorso la sua vita consumato dall’odio e dall’invidia nei confronti di
Wolfgang Amadeus Mozart, uomo volgare e dissoluto ma baciato dal tocco divino
del genio, capace di scrivere melodie celestiali e per lui inarrivabili. Scosso
nel profondo da un misto di disprezzo e ammirazione per il suo geniale rivale,
Salieri rivela di averne cinicamente provocato la morte, commissionandogli in
incognito il suo ultimo capolavoro incompiuto, il “Requiem”, e favorendo così il crollo psicofisico dell’uomo, già
minato nella mente e nel corpo da anni di vita scellerata. Biografia
elegantissima, “infedele”, romanzata e storicamente poco attendibile di Miloš
Forman, che trae spunto dalla “leggenda” della rivalità tra Mozart e Salieri ai
tempi della loro permanenza alla corte dell’imperatore Giuseppe II d’Asburgo. Ispirato
all’omonima pièce teatrale del 1979
di Peter Shaffer (autore anche della sceneggiatura), è un film sfarzoso, visivamente
imponente e dalle molte bellezze, sontuoso nella ricostruzione storico
ambientale, prezioso nelle scenografie e nei costumi, ricco di estro creativo e
di impudente energia sregolata, filtrate attraverso la lente distorta della
prospettiva di Salieri che è protagonista, antagonista e narratore della vita,
breve e straordinaria, di Mozart. Le molte obiezioni sollevate dagli storici pedanti
che hanno storto il naso vanno rilette, e giustificate, in questa luce
soggettiva: l’Amadeus di Forman è un
Mozart raccontato da Salieri, per dar forma ad un apologo ambiguo sull’eterna
lotta tra il talento e la mediocrità, vecchia quanto l’uomo. Nel cast, tra Tom
Hulce, Simon Callow, Elizabeth Berridge, Christine Ebersole e Jeffrey Jones,
spicca un monumentale F. Murray Abraham che tratteggia un Salieri carico di
sfumature e di tormenti. Esistono due versioni dell’opera: quella
cinematografica di 160 minuti e la director’s
cut di 173 minuti, presentata in anteprima al Festival di Berlino nel 2002.
Il film fu un trionfo agli Oscar 1985, dove si aggiudicò ben otto statuette: miglior
film, regia, F. Murray Abraham attore protagonista, sceneggiatura non
originale, costumi, scenografia, trucco e sonoro.
La frase: “Si, è vero, sono volgare, ma vi garantisco che la mia musica non lo è.”
La frase: “Si, è vero, sono volgare, ma vi garantisco che la mia musica non lo è.”
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