venerdì 5 maggio 2017

L'esercito delle 12 scimmie (12 Monkeys, 1995) di Terry Gilliam

Nel 2035 la terra è un luogo spettrale e desolato popolato da animali, con i superstiti del genere umano costretti a vivere in luoghi sotterranei a causa di un terribile virus che, nel 1996, ha sterminato cinque miliardi di persone. Alcuni scienziati, che hanno trovato il modo di viaggiare nel tempo, cercano di mandare James Cole, un ergastolano molto dotato intellettualmente, nel fatidico anno in cui ebbe inizio l'orrenda epidemia, per cercare di scoprire le cause del morbo. Dopo alcuni tentativi falliti Cole arriva nel periodo giusto e si mette sulle tracce di un sedicente gruppo sovversivo ecologista, che si firma come “esercito delle 12 scimmie”, che dovrebbe essere responsabile dello spargimento del virus per un insano progetto rivoluzionario: liberare definitivamente il pianeta dal cancro che lo sta distruggendo, l’uomo. Aiutato dalla dottoressa Railly, esperta in malattie mentali, Cole deve compiere una disperata lotta contro il tempo per cercare di cambiare il corso di un destino a lui già noto. Intanto le sue indagini lo portano a sospettare dello stravagante Jeffrey Goines: giovane disturbato, figlio di un ricco magnate, affetto da disturbi psichici e con un’autentica ossessione per la ribellione al sistema. Bizzarro tentativo (in buona parte riuscito) di coniugare la fantascienza distopica apocalittica, il cinema d’autore, il thriller d’azione e il blockbuster hollywoodiano a cui questo opus numero 8 di Terry Gilliam inevitabilmente appartiene. Liberamente ispirato al cortometraggio sperimentale francese La jetée (che è un capolavoro), è un film diviso tra la sua anima mainstream e le sue ambizioni di apologo filosofico moraleggiante sul potere autodistruttivo dell’umanità, oltre che sull’ineluttabilità del destino. Un po’ sgangherato sul piano narrativo, si avvale di una confezione tecnica di prim’ordine, di una fotografia grigia che gli conferisce una tetra fascinazione, di alcune brillanti invenzioni visive tipiche dell’estroso regista di Minneapolis e di un cast eccellente (Bruce Willis, Brad Pitt, Madeleine Stowe, Frank Gorshin, Christopher Plummer, David Morse, Lisa Gay Hamilton), in cui svetta Pitt per esasperato trasformismo. La sensazione di un lavoro “su commissione” c’è tutta, ma, tra tocchi grotteschi, inserti surreali, trovate spettacolari e momenti di puro patos, il film garantisce comunque un gradevole intrattenimento e va collocato sopra la media dei suoi simili. Ha avuto due nomination agli Oscar 1996 (Brad Pitt e i costumi di Julie Weiss), ma non ha portato a casa nessun premio. Gli amanti dei paradossi temporali e delle pellicole apocalittiche sicuramente apprezzeranno.

Voto:
voto: 3,5/5

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