Craig
è un burattinaio di scarso successo, sposato con l’assillante Lotte, donna
trasandata che lavora in un negozio di animali. I due vivono una squallida
esistenza di stramba precarietà fino a quando Craig non trova lavoro come
archivista in una strana ditta, situata al settimo piano e mezzo di uno stabile
di Manhattan (con i soffitti così bassi da rendere impossibile la postura in
piedi) e s’invaghisce della bella collega Maxine. In questo particolare
ambiente lavorativo il nostro scopre un tunnel segreto che conduce, per soli 15
minuti, dentro la testa dell’attore John Malkovich, per poi essere brutalmente
espulsi in un prato del New Jersey vicino all’autostrada. Eccitato dalla
scoperta, Craig la condivide prima con la moglie e poi con Maxine, che decide
di farne subito un lucroso business: 200 dollari a testa per un viaggio di 15
minuti nella mente di Malkovich. Bizzarra commedia surreale dai toni grotteschi
che segna l’esordio cinematografico di Spike Jonze regista e di Charlie Kaufman
sceneggiatore. A metà strada tra la farsa stralunata, l’epopea dell’assurdo, la
parodia della cultura di massa, l’apologia del narcisismo, la psicoanalisi
metafisica e la critica alla società dello showbiz
(sono evidentissimi i riferimenti ai celebri “15 minuti” citati da Andy
Warhol), è un pretenzioso mix di
comico e drammatico, leggibile a vari livelli, che risulta straordinario nella
prima parte (indubbiamente irresistibile per la sua sfacciata cialtroneria
concettuale), salvo poi aggrovigliarsi su se stesso nella seconda, all’insegna
di una manieristica ridondanza. Di certo è tutto tranne che un film banale,
forse fin troppo ricercato per risultare sincero, geniale o irritante a seconda
dei punti di vista e delle posizioni ideologiche rispetto al cinema allucinato
e cervellotico nato dalla penna di Kaufman. Eletto immediatamente a pellicola
di culto dai cinefili anticonformisti amanti del cinema weird, ebbe tre candidature agli Oscar (regia, sceneggiatura originale
e la Keener
attrice non protagonista) e può contare su un cast di prim’ordine: John Cusack,
Cameron Diaz (imbruttita e irriconoscibile per l’occasione), Catherine Keener e,
ovviamente, John Malkovich nel ruolo di sé stesso. Memorabile la sequenza dei
tanti Malkovich al ristorante, un puro incubo kafkiano di straniante
suggestione che riflette impunemente sul labile concetto di identità.
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento