New
York, anni ’20: David Shayne, giovane autore teatrale sbarcato dalla provincia
nella “grande mela” con il sogno di portare in scena a Broadway una sua
commedia, accetta i soldi sporchi del potente boss mafioso Nick Valenti, pur di
riuscire nel suo intento. In cambio il gangster chiede un ruolo per la sua
amante Olive, incapace ballerina di nightclub, costantemente tampinata da Cheech,
sicario e guardia del corpo, che, incredibilmente, grazie ai suoi consigli,
saprà migliorare notevolmente il copione di Shayne, rivelando una
insospettabile vena artistica. E, nel finale, Cheech dimostrerà che si può fare
davvero di tutto, in nome dell’arte. Brillante ed elegantissima commedia di
Allen, che unisce ai bagliori sfavillanti delle splendide scenografie vintage un senso di tenera malinconia
che accarezza i personaggi, coccolandoli e giocando con loro con briosa
complicità. Le incursioni nel dramma attraverso la materia del gangster movie estendono il registro
narrativo dell’opera senza mai uscire fuori dai canoni principali, all’insegna
di una caustica vivacità ricolma di struggimento nostalgico per l’età d’oro dei
teatri di Broadway e di ironica perfidia nelle riflessioni sulla figura
dell’artista, costretto a svariati compromessi pur di realizzare i propri
sogni. Denso di implicazioni nelle sue connessioni tra arte e vita,
palcoscenico e strada, omaggio e parodia, è un film caldo dai toni caldi,
gioioso e giocoso, costruito su un paradosso (l’arte può nascondersi in
chiunque) e declinato attraverso una lunga serie di irresistibili gag, impaginate in un’estetica di
raffinata suggestione formale. Chi ha parlato di opera minore nel grande
spartito alleniano l’ha fatta, decisamente, fuori dal vaso. Ottimo il cast con John
Cusack, Dianne Wiest, Chazz Palminteri, Jennifer Tilly, Mary-Louise Parker, Joe
Viterelli, in cui svettano Palminteri e la Wiest, davvero straordinari. Ma tutti fanno un
lavoro egregio, e ben superiore alla loro media personale, sotto la direzione
sopraffina di Woody Allen che è, anche, un formidabile direttore di attori.
Ebbe sette nomination agli Oscar: Allen miglior regista e sceneggiatore,
scenografie, costumi e tre al cast (Palminteri, Wiest e Tilly), con la seconda
che si aggiudicò l’unica statuetta vinta dalla pellicola. E’ indubbiamente un
film da recuperare.
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