lunedì 8 maggio 2017

Pallottole su Broadway (Bullets Over Broadway, 1994) di Woody Allen

New York, anni ’20: David Shayne, giovane autore teatrale sbarcato dalla provincia nella “grande mela” con il sogno di portare in scena a Broadway una sua commedia, accetta i soldi sporchi del potente boss mafioso Nick Valenti, pur di riuscire nel suo intento. In cambio il gangster chiede un ruolo per la sua amante Olive, incapace ballerina di nightclub, costantemente tampinata da Cheech, sicario e guardia del corpo, che, incredibilmente, grazie ai suoi consigli, saprà migliorare notevolmente il copione di Shayne, rivelando una insospettabile vena artistica. E, nel finale, Cheech dimostrerà che si può fare davvero di tutto, in nome dell’arte. Brillante ed elegantissima commedia di Allen, che unisce ai bagliori sfavillanti delle splendide scenografie vintage un senso di tenera malinconia che accarezza i personaggi, coccolandoli e giocando con loro con briosa complicità. Le incursioni nel dramma attraverso la materia del gangster movie estendono il registro narrativo dell’opera senza mai uscire fuori dai canoni principali, all’insegna di una caustica vivacità ricolma di struggimento nostalgico per l’età d’oro dei teatri di Broadway e di ironica perfidia nelle riflessioni sulla figura dell’artista, costretto a svariati compromessi pur di realizzare i propri sogni. Denso di implicazioni nelle sue connessioni tra arte e vita, palcoscenico e strada, omaggio e parodia, è un film caldo dai toni caldi, gioioso e giocoso, costruito su un paradosso (l’arte può nascondersi in chiunque) e declinato attraverso una lunga serie di irresistibili gag, impaginate in un’estetica di raffinata suggestione formale. Chi ha parlato di opera minore nel grande spartito alleniano l’ha fatta, decisamente, fuori dal vaso. Ottimo il cast con John Cusack, Dianne Wiest, Chazz Palminteri, Jennifer Tilly, Mary-Louise Parker, Joe Viterelli, in cui svettano Palminteri e la Wiest, davvero straordinari. Ma tutti fanno un lavoro egregio, e ben superiore alla loro media personale, sotto la direzione sopraffina di Woody Allen che è, anche, un formidabile direttore di attori. Ebbe sette nomination agli Oscar: Allen miglior regista e sceneggiatore, scenografie, costumi e tre al cast (Palminteri, Wiest e Tilly), con la seconda che si aggiudicò l’unica statuetta vinta dalla pellicola. E’ indubbiamente un film da recuperare.

Voto:
voto: 4/5

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