martedì 9 maggio 2017

Hannah e le sue sorelle (Hannah and Her Sisters, 1986) di Woody Allen

Hannah, Holly e Lee sono tre sorelle newyorkesi che vivono difficili relazioni amorose che s’intersecano tra loro in più punti. Hannah, dopo essersi lasciata con il nevrotico ipocondriaco Mickey, sposa il fiscalista Elliot, con cui mette al mondo quattro figli. Stanco della routine matrimoniale Elliot intreccia una relazione clandestina con la cognata Lee, a sua volta annoiata dalla storia con il pittore Frederick. Intanto Mickey si innamora di Holly e la mette incinta, liberandosi così dall’ossessione di essere sterile. Alla fine Lee lascia Elliot per un giovane studente e la famiglia si ritrova, unita e apparentemente felice, per il pranzo del Giorno del Ringraziamento. Smaliziata e brillante commedia corale di Allen, probabilmente la più complessa della sua filmografia grazie a ben dieci personaggi principali più altri quaranta di contorno (sarebbe quindi d’uopo utilizzare, al riguardo, l’aggettivo altmaniano). L’azione principale si svolge in un periodo di due anni tra un Thanksgiving Day e l’altro, mettendo in scena il tragicomico spettacolo della vita di coppia la cui caducità è pari soltanto all’ipocrisia su cui si fonda. Lo schema geometrico del doppio triangolo di cui Hannah è il vertice comune, è un valore aggiunto che suggella l’eccellente lavoro di scrittura fatto a monte. Con il consueto tocco magico, tra ironia caustica e coinvolgente piacevolezza, l’autore graffia e diverte, malgrado il tono apparentemente serio, inducendo svariate riflessioni sulle difficoltà delle relazioni di coppia nell’occidente capitalistico. I suoi temi tipici ci sono tutti, persino l’omaggio ai propri miti cinefili (in questo caso La guerra lampo dei Fratelli Marx), ma il ricco cast stellare porta una nuova ventata di frizzante energia. Tra gli interpreti principali ricordiamo: Woody Allen, Michael Caine, Mia Farrow, Carrie Fisher, Barbara Hershey, Lloyd Nolan, Maureen O'Sullivan, Max von Sydow e Dianne Wiest. Il film ebbe un grande successo al botteghino (è ancora oggi tra i maggiori incassi dell’autore) e riscosse consensi unanimi guadagnandosi tre premi Oscar su sette nomination: migliore sceneggiatura originale a Woody Allen, miglior attore non protagonista a Michael Caine e miglior attrice non protagonista a Dianne Wiest (che otto anni dopo vincerà un altro Oscar sempre sotto la regia di Allen). L’impudente presa in giro della falsità dei rapporti familiari, inevitabilmente modulati sulle corde di un inetto conformismo, è di gran classe e filtrata attraverso la lente di un raffinato umorismo nero.

Voto:
voto: 4/5

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