La
vita di una famiglia benestante viene sconvolta dalla decisione del padre Arthur,
maturo avvocato che ha sempre dato prova di collaudata affidabilità, di
lasciare sua moglie Eve, depressa e mentalmente instabile. La donna tenta il
suicidio ma viene salvata appena in tempo dalle sue tre figlie (Renata, Joey e
Flyn), fin da subito in ansia per la sua condizione di evidente fragilità
psichica. Quando Arthur, una volta ottenuto il divorzio, decide di risposarsi
per le quattro donne sarà il colpo di grazia definitivo. Cupo dramma familiare
di Allen, palesemente bergmaniano nei toni autunnali e nella tormentata
tensione psicologica che riflette, con lucida amarezza e solenne rigore, sulla
difficoltà delle persone (pur legate da stretti rapporti di parentela) di
stabilire un reale contatto empatico con gli altri e, non di meno, con sé
stessi. E’ un film ostico per la sua radicale severità formale e per la sua
asciutta densità espressiva che, alla sua uscita, spiazzò pubblico e critica
per l’inatteso mutamento di registro narrativo da parte dell’autore. E’,
quindi, un film di “prime volte”: prima volta di Allen alla prese con un
progetto totalmente drammatico e prima volta in cui Allen non compare come
attore in un suo lavoro. L’abisso interiore del modello di famiglia borghese
americana viene tratteggiato in un crudele gioco geometrico di ipnotica
deformazione in cui gli spazi scenici si accavallano alle ossessioni
psicotiche, ai desideri inconfessabili, ai tabù inconsci (come le ansie
edipiche o le voracità sessuali). Non a caso diversi critici hanno sottolineato
più di una connessione anche con il cinema di Polanski o con gli scritti di Čechov.
L’intensa drammaticità della pellicola viene esasperata dalla totale assenza di
musiche, immergendo il tutto in una dimensione ovattata di raggelante
suggestione simbolica. E’ un’opera cruciale nella carriera di Allen, che rivelò
l’inaspettata versatilità dell’autore, confermandone la granitica cultura
cinematografica e la perfida ironia caustica che, in questo caso, non disdegna
graffi allo snobismo di quell’alta borghesia newyorkese che lui conosce alla
perfezione. Nel cast segnaliamo Diane Keaton, Mary Beth Hurt,
Geraldine Page, Richard Jordan, E.G. Marshall
e Maureen Stapleton.L’opera
ebbe cinque candidature agli Oscar 1979 ma non vinse alcuna statuetta. Questo
film lacerato e lacerante è tra i più alti e sorprendenti risultati ottenuti da
Woody Allen nella sua già straordinaria filmografia degli anni ’70.
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