Henry è un cabarettista trasgressivo che diverte il suo pubblico con uno spettacolo d'avanguardia dai contenuti politicamente scorretti, in cui va in scena tutto solo, in accappatoio, condividendo con gli spettatori i suoi pensieri, sempre sul filo della provocazione. Ann è una star dell'opera lirica, una soprano dalla voce purissima adorata da tutti per la grazia con cui canta e interpreta i suoi personaggi tragici. I due si conoscono, si amano, si sposano e mettono al mondo una figlia, Annette, sotto l'occhio invadente dei media che ne spettacolarizza ogni aspetto della vita. Ma l'ego di Henry è troppo forte per poter essere ingabbiato da una famiglia e ben presto le alte aspirazioni dei due amanti entreranno in rotta di collisione, scatenando la tempesta. Sesto lungometraggio del geniale regista francese Leos Carax, a nove anni di distanza dal suo capolavoro assoluto Holy Motors (2012), il primo da lui girato in lingua inglese e negli Stati Uniti. E' un musical totale, caleidoscopico, immaginifico e maestoso, un tripudio di suoni, canzoni, colori, immagini, invenzioni, con pochissimi dialoghi e moltissime sequenze magistrali. Non vale quanto il film precedente perchè troppo lungo, meno creativo, talvolta ridondante e con alcuni momenti di "pausa" che sanno di propaggine autoreferenziale. Ma è comunque un film magnifico, impegnativo, profondo, probabilmente ostico per il pubblico mainstream e addirittura intollerabile per chi non regge il genere musical, un affascinante viaggio visionario, punk nell'estetica e straniante nella logica, un labirinto di metafore, immagini potenti, simboli onirici, suggestioni fiabesche, citazioni cinefile, riflessioni sul rapporto tra arte e vita, critica al mondo fasullo e cinico dello showbiz, allegorie mitologiche, momenti disturbanti e, non ultima, una lucida riflessione sulla crisi della mascolinità nell'epoca moderna. C'è tutto questo, e anche altro, in quest'opera abbagliante e un po' narcisistica che, fedelmente allo stile dell'autore, non perde occasione di infrangere con sfacciata disinvoltura la così detta "quarta parete". Memorabile interpretazione di Adam Driver che si è donato totalmente al progetto sfoggiando una fisicità impressionante, una voce intonata, un'espressività intensa, una sofferta aura maledetta ed una totale sintonia con lo spirito del regista, al punto che alcuni già vociferano che potrebbe essere proprio lui il suo prossimo attore "feticcio", dopo il grande Denis Lavant al quale è effettivamente difficile che Carax possa chiedere altro dopo la performance cannibalica, totalizzante e definitiva di Holy Motors. Anche Marion Cotillard e Simon Helberg sono molto bravi, ma vengono quasi inevitabilmente oscurati dall'ombra lunga del "principe nero" Henry/Adam Driver, quasi una sorta di vorace buco nero che ingoia la luce, una parabola spietata del così detto "maschio alfa", potente, vanitoso, decadente, inquietante, tossico e votato all'autodistruzione. Il film è stato premiato al Festival di Cannes con il Prix de la mise en scène a Leos Carax. Se ne consiglia rigorosamente la visione in lingua originale.
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