48 ore nella San Fernando Valley, con le storie di vari personaggi che s'intersecano tra loro in modi imprevedibili: un killer spietato con un piano perfetto per mettere le mani su un rimborso assicurativo, una campionessa di sci e il suo ex marito fedifrago, un regista fallito con tendenze suicide e un'infermiera sua ammiratrice, una bionda fatale da mozzare il fiato, un gangster italiano dal cuore buono e con la paura dei cani, un uomo d'affari arrogante che soffre di coliche renali e la sua segretaria sottomessa a zerbino, uno sbirro romantico che si fa sedurre dalla bella asiatica che deve incriminare e il suo collega paranoico con problemi familiari. Tutto questo e ancora altro in un thriller grottesco, scritto e diretto da John Herzfeld, all'insegna di una tagliente ironia nera, dialoghi surreali ed un intreccio narrativo calcolato con geometrica precisione. E' un film a tratti gradevole nella sua stravagante miscela di violenza, erotismo, situazioni paradossali e personaggi strambi, ma anche fortemente derivativo e ben studiato a tavolino per solleticare l'interesse degli amanti del pulp e del cinema crime in stile Tarantino. E' infatti evidentissimo che quest'opera furbescamente artificiosa peschi a mani basse dalle pellicole del regista di Knoxville, senza dimenticare gli altrettanto palesi influssi provenienti dalla filmografia di Robert Altman. Di originale o di nuovo c'è davvero poco, ma il cast corale è all'altezza del compito, e vanno sicuramente menzionati Danny Aiello, James Spader, Jeff Daniels, Teri Hatcher, Eric Stoltz, Glenne Headly e una abbagliante Charlize Theron, al suo primo ruolo cinematografico di rilievo, ma ancora troppo modella e poco attrice. Funzionale fotografia di Oliver Wood che esalta i panorami californiani della Valley.
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