venerdì 29 ottobre 2021

L'intrepido (2013) di Gianni Amelio

Antonio Pane è un uomo buono, tenace, onesto, decoroso, con una grande forza morale ed una rettitudine innata che gli permette di essere sempre positivo, sorridente, altruista, operoso e dedito al prossimo. Antonio vive a Milano in grande semplicità, non ha un lavoro fisso ma si sveglia ogni mattina facendo il "rimpiazzo", ovvero sostituire temporaneamente gli assenti dal lavoro (da qualsiasi lavoro manuale e pratico) per pochi soldi. E' stato lasciato dalla moglie, che gli ha preferito un uomo più ambizioso e "vincente", ed ha un figlio musicista che gli vuole un gran bene e che lui sostiene assiduamente nelle sue crisi di panico, perchè il figlio non possiede il suo carattere saldo. Dopo diverse peripezie Antonio si trasferisce in Albania, dove continua ad essere sè stesso e vivere la sua vita nell'unica maniera che conosce. Fino a che, un giorno, viene a sapere che suo figlio deve esibirsi in un concerto a Tirana e Antonio si fa trovare lì, al suo posto, per incoraggiarlo. Questa intensa commedia drammatica, scritta e diretta da Gianni Amelio, è un racconto intimistico e positivistico sull'Italia del precariato, schierato apertamente dalla parte dei semplici attraverso il ritratto indimenticabile di un eroe silenzioso. Ma chi è realmente Antonio, il protagonista assoluto di questo film, magistralmente interpretato da un toccante Antonio Albanese? E' un santo? un angelo? un alieno? un folle? un sognatore? o, magari, un super eroe? Una volta si usava dire "buono come il pane". E la scelta del cognome di Antonio non è certamente casuale. Amelio realizza un film spiazzante, di difficile classificazione, ottimista ma non melenso, non moralistico e per nulla banale. Un film d'altri tempi, che guarda al cinema dei nostri padri ed a Vittorio De Sica in particolare (non a caso è stata inserita la scena del furto della bicicletta), al suo cinema umano e umanitario, carico di empatia e di compassione, evocando così la poesia dignitosa degli umili, dei puri di cuore, della gente animata da nobili propositi e da buoni sentimenti. Una razza in via di estinzione. Non a caso la pellicola ha lasciato perplessa la critica, finendo frettolosamente relegata nel mucchio delle opere minori o di ingenuo utopismo. Fa un po' specie pensare che oggi un personaggio come Antonio susciti sospetto, incomprensione, fraintendimento o, addirittura, possa essere oggetto di scherno. Ma ciò rende perfettamente il senso della triste realtà dei tempi in cui viviamo, che hanno visto la scala dei valori morali ribaltarsi al contrario, al netto delle ipocrisie di facciata sbandierate nei discorsi pubblici o dai grandi mezzi di comunicazione. E, forse, era proprio questo che un regista sensibile e intelligente come Gianni Amelio intendeva suscitare. E sottolineare.
 
Voto:
voto: 3,5/5

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