Giovanni, attore di cinema ribelle e tormentato, torna dopo molti anni nella sua famiglia borghese a Bologna per la morte del fratello gemello Pippo, che si è tolto la vita per amore di Wanda. Giovanni si avvicina alla donna e se ne innamora a sua volta, mentre cerca di convincere la madre che il tragico evento è accaduto a causa di un incidente, per salvare la facciata conformista della famiglia. Cupo dramma socio-familiare di Marco Bellocchio, scritto dall'autore insieme a Vincenzo Cerami e Catherine Breillat, è un dolente ritratto in nero della borghesia italiana, attraversato da una dolcezza funerea nelle scene sentimentali e da evidenti note autobiografiche, non sempre declinate in maniera limpida. L'asciuttezza formale, i freddi toni invernali (catturati dalla fotografia di Giuseppe Lanci), la coerenza ideologica alle tematiche tipiche dell'autore ed il lirismo amaro, ne fanno un'opera profonda e incisiva, una riflessione pungente sul contrasto tra libertà individuale e perbenismo di classe, che indaga anche su argomenti come il retaggio del passato, la forza distruttiva dell'amore e la crescita personale che passa inevitabilmente attraverso un processo penoso. Nel grande cast internazionale spiccano Lou Castel (doppiato da Sergio Castellitto), Ángela Molina, Emmanuelle Riva e Michel Piccoli, con il primo che interpreta il doppio ruolo di Giovanni e del gemello Pippo. Il film è una prosecuzione ideale del capolavoro d'esordio del regista, I pugni in tasca (1965), di cui riprende temi e suggestioni aggiornandoli alla società degli anni '80, per mostrare che, in fondo, quasi niente è cambiato, ma non senza un pizzico di anacronismo e di autoindulgenza di maniera. Bella colonna sonora d'atmosfera di Nicola Piovani.
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