Arturo è un neuropsichiatra infantile che utilizza metodi non convenzionali con i suoi pazienti, ottenendo spesso anche le critiche dei suoi colleghi, al punto che alcuni lo considerano un ciarlatano ed altri un visionario innovatore. La dodicenne Pippi, che soffre di gravi crisi epilettiche, diventa una sua paziente e Arturo decide di seguire con lei una terapia di tipo psicologico, ricercando le cause della sua malattia nelle esperienze familiari e nelle carenze affettive. Vigoroso dramma di denuncia scritto e diretto con mano felice e tocco morbido da Francesca Archibugi, ispirato alle reali esperienze di Marco Lombardo Radice, autentico progressista nel complesso campo scientifico delle malattie mentali dell'infanzia. E' un film che oscilla tra contenuti drammatici e toni da commedia, con una forte carica immaginifica, caratterizzata dalla prospettiva dei bambini, contrapposta alla ben più dura realtà quotidiana, tra istituzioni latitanti, strutture sanitarie inadeguate, addetti ai lavori insensibili e ambienti familiari tossici. Quella della regista romana è una denuncia decorosa e netta, mai isterica o sopra le righe, attraversata da una grande carica di umanità e da un appassionato spirito compassionevole nei confronti dei ragazzi con problemi. C'è chi ha accusato il film di fare demagogia pietistica da una posizione di facile privilegio, ma la sua sensibilità sociale, il suo trasporto ideologico e le grandi interpretazioni di un cast eccellente che annovera Sergio Castellitto, Anna Galiena e la piccola Alessia Fugardi tra gli interpreti principali, lo pongono nettamente sopra la media, anche solo per il coraggio di affrontare un tema importante di cui il cinema non si è mai interessato con continuità. Alla sua uscita ebbe un buon successo di pubblico e vinse tre David di Donatello: miglior film, migliore sceneggiatura e migliore attore protagonista (Sergio Castellitto).
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