sabato 16 ottobre 2021

Old (2021) di M. Night Shyamalan

La famiglia Cappa (Guy, Prisca e due figli nella prima adolescenza) si recano in vacanza in un resort esclusivo su una lussureggiante isola esotica, in apparenza un piccolo angolo di paradiso ancora incontaminato tra mare cristallino e natura rigogliosa. La coppia attraversa una profonda crisi e i due stanno pensando di separarsi, ma intendono affrontare la questione con i loro figli solo al ritorno dal viaggio. Durante l'escursione su una splendida spiaggia remota, incastonata tra l'oceano e una irta parete rocciosa, accessibile solo attraverso uno stretto canyon, i Cappa, insieme ad altri ospiti della struttura turistica, rimangono bloccati da una forza misteriosa che gli impedisce di lasciare il luogo, mentre una serie di inquietanti fenomeni iniziano ad accadere. La spiaggia sembra essere dotata di un potere sovrannaturale che accelera a dismisura l'invecchiamento degli organismi viventi che si trovano su di essa, con una tempistica che fa corrispondere circa due anni di vita ad un'ora trascorsa in quel sito terrificante, che rischia di diventare per tutti una trappola mortale. Il 14-esimo lungometraggio di M. Night Shyamalan, come al solito scritto e diretto dal regista indiano, è un thriller paranormale di ambientazione tropicale e di suggestione metaforica, liberamente ispirato alla graphic novel "Castello di sabbia" di Pierre-Oscar Levy. Il film, girato nella caraibica Repubblica Dominicana, è rimasto in fase di stallo per circa 2 anni a causa della pandemia di covid-19 che ne ha rimandato a lungo l'uscita in sala. E' un'opera perfettamente coerente con lo stile dell'autore, ma non particolarmente ispirata e non propriamente riuscita, troppo fiacca nella costruzione della suspense, con una serie di scelte narrative che lasciano perplessi, alcune sequenze che si muovono sul filo del ridicolo ed un messaggio finale declinato in maniera troppo banale. Il senso intimo della pellicola è una riflessione allegorica sul tempo che ci resta, che troppo spesso tutti noi sprechiamo, eternamente distratti da altro e rischiando di perdere di vista le cose veramente importanti. L'immancabile colpo di scena dell'epilogo è quanto mai attinente al lungo periodo pandemico che stiamo affrontando, in riferimento al sottobosco di sospetti, teorie complottistiche e paranoie collettive di cui si fa gran (s)parlare. E sapere che Shyamalan ha lavorato alla sceneggiatura durante il periodo del primo lockdown non può che incoraggiare questa convinzione. Le scene macabre sono costantemente lasciate fuori fuoco, con un precisa e rigorosa scelta estetica, mentre gli scenari naturali e le situazioni faranno sicuramente venire in mente a parecchi spettatori la celebre serie televisiva "Lost". La recitazione del cast (che annovera Gael García Bernal, Vicky Krieps, Rufus Sewell, Ken Leung, Abbey Lee) appare complessivamente sotto tono, come se gli attori dessero la sensazione di non essere troppo convinti di quello che stanno facendo. Il regista si ritaglia, come quasi sempre, un piccolo ruolo, ma con una sua chiara importanza nella vicenda.
 
Voto:
voto: 2,5/5

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