giovedì 28 ottobre 2021

Benvenuti al sud (2010) di Luca Miniero

Alberto, dirigente brianzolo dell'ufficio postale del suo paesello, cerca di ottenere da anni, invano, l'agognato trasferimento nella sede di Milano. Di fronte all'ennesimo diniego da parte della direzione per favorire un collega disabile, l'uomo perde la testa e si finge paralitico durante una visita di controllo. Ma, essendo fondamentalmente un buono maldestro, si tradisce subito e, per punizione, viene spedito nel lontano paesino di Castellabate, in provincia di Salerno. Per un lombardo metodico, bacchettone e pieno di pregiudizi come lui sembra essere l'inizio della fine. Alberto arriva al Sud "armato" della convinzione di dover affrontare un ambiente ostile, degradato, arretrato, popolato da fannulloni, parassiti e mafiosi. Ma le cose andranno diversamente e, come recita un famosa frase del film: "Quando un forestiero viene al Sud piange due volte, quando arriva e quando parte". Leggerissima commedia ridanciana di Luca Miniero, scritta da Massimo Gaudioso, remake a parti ribaltate di Giù al Nord (Bienvenue chez les Ch'tis, 2008) di Dany Boon, il più grande successo commerciale del cinema francese. E' un film divertente ma banale, tutto costruito sugli stereotipi e sui luoghi comuni, tipicamente italiani, dell'atavico "conflitto" culturale tra il Nord ricco, operoso e freddo ed il Sud bello, povero e sfaccendato. Tra ambientazioni da cartolina turistica, personaggi macchiettistici, situazioni tanto simpatiche quanto dozzinali, abuso di moralismi e sentimentalismi di facile presa ed il continuo capovolgimento comico farsesco dei cliché "Nord contro Sud", la pellicola procede speditamente come un treno verso il finale che ti aspetti, tra frizzi, lazzi, teatralità folcloristica e qualche sincera risata. E tutto per arrivare a scoprire l'acqua calda, ovvero che, al netto delle inevitabili differenze legate alla storia, all'educazione, al contesto sociale ed al retaggio culturale, in fondo "siamo tutti uguali", vogliamoci tutti bene, abbracciamoci all'inno di Mameli e via discorrendo con l'elenco di ipocriti slogan buonisti. Nella affiatata squadra di attori e caratteristi spiccano Claudio Bisio ed Alessandro Siani (in gran forma umoristica), l'abilità teatrale di Angela Finocchiaro e la torva bellezza di Valentina Lodovini (umbra cresciuta in Toscana che, per esigenze interpretative, parla, discretamente, in napoletano). Almeno due cose lasciano perplessi: lo spropositato successo al box office nazionale del film con quasi 30 milioni di euro complessivi, il che ha dato poi vita all'inevitabile sequel (ancora più sciocco), Benvenuti al Nord (2012), sempre diretto da Miniero. Ed il fatto che, per raccontare una storia del genere, che è tipicamente nel nostro DNA e nelle nostre corde storico-artistiche (a cominciare dai film con Totò e Peppino), abbiamo dovuto copiare dai cugini francesi.

Voto:
voto: 2/5

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