Nell'anno 2029 i mutanti sono quasi estinti, da molti anni non ne nascono di nuovi e quelli rimasti sono nel mirino di un gruppo di fanatici criminali che si fanno chiamare Reavers. Tra questi Logan/Wolverine tira a campare come autista, è invecchiato, i suoi poteri di rigenerazione cellulare non sono più efficaci come una volta e l'adamantio che costituisce il suo scheletro sta progressivamente avvelenando il suo corpo. Un giorno una donna messicana gli chiede di conoscere una bambina di 11 anni, Laura, che è dotata di straordinari poteri. Logan, aiutato dal professor Xavier, individua in lei una creatura straordinaria, l'ultima speranza per i mutanti e i due vecchi amici cercano di salvarla dai Reavers e dalla potente organizzazione segreta che è alle loro spalle. Terzo e ultimo capitolo della mini saga spin-off dedicata al personaggio di Wolverine, da sempre uno degli X-Men più amati e interessanti. Pur a fasi alterne e con variegate fortune, i film dedicati agli X-Men (dieci in totale compreso questo) sono sicuramente i più riusciti, i più appassionanti, i più seri ed i meno fracassoni di quelli dell'universo Marvel sui super eroi. Questo atto finale diretto da James Mangold, che chiude il cerchio narrativo avviatosi nel 2000 con X-Men di Bryan Singer, è il migliore in assoluto, un cupo dramma di azione fantastica carico di tormenti interiori, di violenza brutale, di ambiguità tematiche e di riflessioni morali sul tema del sacrificio. Con uno stile crepuscolare, atmosfere malinconiche, inserti ironici ed evidenti ammiccamenti alla mitologia del western, quest'opera plumbea e funerea riesce a costruirsi una propria credibilità narrativa, elevandosi sopra la media dei suoi simili, anche grazie ad un uso controllato degli effetti speciali e delle esagerazioni visive, ed alle ottime interpretazioni del cast in cui spiccano Hugh Jackman, Patrick Stewart e la piccola Dafne Keen. Jackman, che qui interpreta per la nona volta il mutante dagli artigli d'acciaio che gli ha regalato la fama internazionale, riesce a conferire al personaggio (che, inevitabilmente, gli resterà sempre attaccato addosso) una nuova serie di sfumature, un alto senso tragico, una malinconica fragilità ed una intensa carica umana, accostata a quella cupezza interiore che non era mai stata resa in maniera così pregnante. Bella colonna sonora di Marco Beltrami, ottimi riscontri di pubblico e critica ed una candidatura agli Oscar per la sceneggiatura di James Mangold, Scott Frank e Michael Green.
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