Dal romanzo "La casa dei bambini speciali di Miss Peregrine" di Ransom Riggs. L'adolescente Jacob cresce solitario e un po' triste perchè si sente "diverso" e incompreso dai genitori, troppo distratti e lontani dalla sua sensibilità. Riesce a trovare un piacevole sollievo nelle storie fantastiche di suo nonno Abraham, un ebreo sfuggito all'Olocausto che dice di essere cresciuto in un orfanotrofio per ragazzi "speciali", guidato da una certa Miss Peregrine e nascosto su un'isola al largo delle coste del Galles. Quando l'amato nonno muore in circostanze misteriose, Jacob intuisce che i suoi racconti non erano casuali e parte alla ricerca della fantomatica isola seguendo indizi che il vecchio gli ha lasciato. Dopo molte avventure scoprirà che quelle del nonno non erano favole e che determinati mondi sono accessibili soltanto ai pochi eletti dotati di particolari poteri, e che lui stesso è uno di loro, proprio come suo nonno. Il 18-esimo lungometraggio di Tim Burton è una grande avventura fantastica che rappresenta l'ennesima declinazione trasognata del tema a lui caro da sempre, quello dei "diversi", sotto forma di favola per sognatori, anzi per "ragazzi speciali", eterni fanciulli nell'animo (a cui lui stesso orgogliosamente appartiene) che oppongono la forza smisurata della fantasia alle brutture di un mondo che li vorrebbe alienati, perchè non omologati. In tal senso l'incontro tra il regista di Burbank ed il racconto per adolescenti di Ransom Riggs, il cui materiale è specificamente affine alle sue corde artistiche, era pressoché inevitabile. Tra isole misteriose, universi fiabeschi, viaggi nel tempo, bambini dotati di incredibili poteri (e del senso di solitudine che ne deriva) e mostri famelici che intendono appropriarsene, l'autore mette in scena un mondo visionario che attinge all'essenza dei sogni e alla materia delle favole morali, ma che, stavolta, risulta meno ispirato del solito, con minore spessore poetico e valenza metaforica, più superficiale e più attento alla spettacolarità estetica, agli effetti speciali roboanti (ma un po' fasulli) o alle concitate scene di azione. In altre parole, questo è un film meno intimo, meno autoriale e più palesemente mainstream, sulla scia dell'enorme successo commerciale ottenuto da Alice in Wonderland (2010). E', insomma, un Burton "annacquato", un po' troppo hollywoodiano e meno fedele al suo intimismo dark, malinconico, orrido, tenero e gotico: quello delle opere migliori, quando il miraggio del box office era sì importante ma non era il primo obiettivo. Il cast è, come sempre, di grande spessore, con nomi quali Eva Green, Samuel L. Jackson, Judi Dench, Terence Stamp, Rupert Everett e i più giovani Asa Butterfield ed Ella Purnell.
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