mercoledì 27 ottobre 2021

Avere vent'anni (1978) di Fernando Di Leo

Lia e Tina, due ragazze "giovani, belle e incazzate" si incontrano nell'estate "della loro vita" e vagano a zonzo per l'Italia in autostop alla ricerca di avventure, divertimento, spensieratezza, amicizie e sesso. Finiscono ospiti in una comune di hippie a Roma, dove le giornate trascorrono all'insegna di musica, droghe leggere, rapporti promiscui e utopie politiche, ma vengono sfrattate dopo poco dall'irruzione di un poliziotto fascistoide. Il loro viaggio senza meta le porterà in un remoto baretto di provincia, dove finiranno nelle grinfie di una banda di violenti depravati. Il 16-esimo lungometraggio di Fernando Di Leo è uno dei suoi film più strani, controversi e scioccanti, una insolita commistione di generi e toni diversi che nel finale lascia esterrefatti per l'asprezza dei contenuti e la crudezza della immagini. Per oltre un'ora il film è una leggera commedia erotica, pruriginosa, ammiccante, spudorata e ricca di momenti trash sul filo del ridicolo, interamente costruita sul sessappiglio audace delle due splendide protagoniste, Gloria Guida e Lilli Carati, icone sexy della commedia italiana "scollacciata" di quegli anni, particolarmente apprezzate dal pubblico maschile appassionato del genere. Alle due attrici, allegramente sfacciate, perennemente maliziose e quasi sempre svestite, il regista affianca una ridda di personaggi bislacchi e grotteschi, degni dei b-movies voyeuristici di gran voga in quel periodo. L'epilogo nero, di inattesa crudeltà e di crudo sadismo, fa assumere alle pellicola una luce spiazzante, in odore di fosca misoginia. Le presunte ambizioni dell'autore di raccontare in modo trasgressivo lo spirito libertario giovanile degli anni '70, il movimento femminista con le sue lotte di emancipazione sessuale ed il conseguente scontro contro il muro granitico di una società retrograda, maschilista, moralista e reazionaria, rimane nell'alveo delle buone intenzioni inespresse, perchè tutto è troppo banale, greve, kitsch, perverso e morboso per risultare credibile. Alla sua uscita il film venne immediatamente sequestrato e ritirato dalle sale per i suoi contenuti "scandalosi", finendo sotto gli strali della censura che impose una serie di sostanziali modifiche, tra cui il taglio di alcune sequenze (tra cui una scena di sesso lesbico tra la Guida e la Carati) ed un finale completamente diverso e più lieto. La nuova versione "annacquata" passò comunque abbastanza inosservata, riuscendo a malapena a recuperare il budget speso, salvo poi essere riscoperto come piccolo scult d'epoca negli anni '90, anche grazie alla reperibilità della release integrale, fedele all'idea originale del regista, che dura 94 minuti, non è mai stata mostrata nei numerosi passaggi televisivi notturni, ma che dai primi anni 2000 è facilmente recuperabile (per chi fosse interessato), grazie al dvd realizzato dalla RaroVideo. Alcuni appassionati del cinema di genere stracult di quegli anni hanno parlato (esagerando) delle due protagoniste di questo film come di una versione nostrana ante litteram di Thelma & Louise. La Carati, che nella seconda metà degli anni '80 passerà al cinema porno, appare molto più spigliata e a suo agio della Guida, mettendola spesso in ombra. Il top trash è la passeggiata folleggiante tra la gente di Piazza di Spagna a suon di chitarra, che culmina poi con la canzone del tema musicale principale cantata dalla Guida. Una roba che, rivedendola oggi, provoca un misto di tristezza, tenerezza e ilarità.

La frase: "Avevo vent’anni. Non permetterò mai a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita."

Voto:
voto: 1,5/5

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