giovedì 14 ottobre 2021

Breakfast on Pluto (2005) di Neil Jordan

Patrick Brady è il figlio, abbandonato appena venuto al mondo, della relazione clandestina tra un prete e la sua cameriera. Raccolto e accudito dalla tabaccaia di un piccolo villaggio irlandese, il ragazzo cresce in un ambiente bigotto e restrittivo, tra fanatismi religiosi e violenze sociali, nell'Irlanda degli anni '60 sconvolta dagli attentati dell'IRA. Fin dalla prima adolescenza Patrick sente di essere nato nel corpo sbagliato, desidera diventare una donna e comincia a manifestare le prime tendenze al travestitismo e agli atteggiamenti estrosi. Bandito della sua comunità per la sua natura "oscena", Patrick fa il girovago insieme a un gruppo di amici, ma, dopo l'inasprirsi dei sanguinosi conflitti all'interno del suo paese, decide di partire per Londra, alla ricerca della madre che non ha mai conosciuto. Qui, facendosi chiamare Kitten, può vivere con maggiore spregiudicatezza il suo orientamento sessuale che lo spinge a vestirsi e comportarsi come una donna. Dal bel romanzo "Colazione su Plutone" di Patrick McCabe, Neil Jordan ha tratto (come regista e sceneggiatore) un bel dramma sociale, esistenziale e psichedelico che cattura, nella magnifica fotografia di Declan Quinn, lo spirito trasgressivo degli anni '70, connotandolo di un'anima rock pura e selvaggia, di sequenze surreali che tendono al visionario, di un'estetica glamour che ammicca alla pop-art e di inserti grotteschi che oscillano tra il kitsch e il fantastico. C'è davvero molto (forse anche troppo) in questa favola allucinogena che affronta temi tragici con il candore trasognato di un personaggio straordinario, schietto, tenero, "maledetto" e contraddittorio, interpretato con una performance da applausi da un magistrale Cillian Murphy. Guardando il mondo, i suoi orrori, le sue ingiustizie, le sue meschinità e le sue miserie attraverso gli occhi di Patrick/Kitten tutto sembra colorarsi di una luce nuova, di una prospettiva diversa, di uno slancio magico, stemperando il melodramma con la lievezza della poesia e la difesa dell'ironia. E' un'opera di confine che gioca ambiguamente sui confini e sul loro attraversamento. Patrick diventa Kitten, si traveste da donna e attraversa con coraggio una frontiera sessuale, abbattendo i generi e cercando con determinazione la propria reale identità. Nello stesso modo egli emigra dall'Irlanda alla "nemica" Inghilterra negli anni dei violenti scontri tra l'IRA e i soldati di Sua Maestà britannica, attraversando un altro confine (stavolta politico) con un gesto che diventa metafora di distensione, di tolleranza, di pacificazione e, quindi, di abbattimento dell'odio. L'accostamento allegorico tra travestitismo e terrorismo, ovvero tra rispetto della libertà sessuale e diritto all'indipendenza di una nazione, è intelligente, provocatorio, spiazzante, impudente, di finissimo sarcasmo e di pregevole fascinazione concettuale. E' corretto affermare che questa pellicola fieramente Irish, nel suo caleidoscopio di musica, colori e invenzioni, è un inno potentissimo alle libertà individuali e collettive, sessuali e politiche, una maniera assolutamente originale di affrontare (nuovamente) il doloroso tema del problema irlandese, inevitabilmente evocato in tutte le opere dell'autore. Al fianco dello strepitoso Cillian Murphy, il cast si avvale di una solida squadra di fedelissimi del regista, tra cui Stephen Rea, Brendan Gleeson, Ruth Negga e Liam Neeson. Purtroppo questo film suggestivo e importante è passato praticamente in sordina alla sua uscita, soprattutto nel nostro paese, dimostrando come l'omologazione di stili e di vedute stia diventando una tara anche nella fruizione cinematografica generalista, alienando la qualità e l'innovazione rispetto ad un più tranquillizzante conformismo ipocrita.

Voto:
voto: 4/5

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