domenica 17 ottobre 2021

La Vie En Rose (La Môme, 2007) di Olivier Dahan

Biografia drammatica di Olivier Dahan (autore anche della sceneggiatura insieme a Isabelle Sobelman) sulla vita straordinaria, breve e tragica della leggendaria cantante francese Edith Piaf, probabilmente la più famosa e celebrata tra le interpreti della chanson del secolo passato. Il film ci presenta gli eventi in modo non lineare, grazie all'eccellente montaggio espressionista di Richard Marizy, ma come un libero flusso di ricordi ed emozioni, approfondendo diversi aspetti cruciali del percorso artistico esistenziale della diva e tralasciandone altri, pur ritenuti generalmente importanti, con una precisa scelta concettuale. Quella di ricercare principalmente l'anima della persona, indagandone le fragilità, le dipendenze e i lati oscuri, mettendole di fianco allo straordinario talento vocale e interpretativo. Non un'agiografia didascalica, quindi, ma un ritratto complesso e sfumato, con lo spirito del melodramma e la potenza immaginifica dell'arte (quella, stupefacente, della Piaf), scintilla divina talvolta presente negli esseri umani e unica vera forza capace di renderli "eterni", elevandoli al di sopra delle loro stesse miserie. Questo concetto viene espresso magnificamente dalla sequenza finale del film, in cui appare una Piaf fisicamente irriconoscibile, duramente provata dalle malattie e dagli abusi, ma ancora capace di innescare il "miracolo" dell'arte non appena inizia a cantare, liberando la sua voce magica, capace di fermare tutto e rendere memorabili quegli attimi. La pellicola affronta con grande precisione la difficile giovinezza della cantante, nata in squallidi sobborghi parigini, ignorata da una madre anaffettiva, cresciuta dalla nonna paterna, tenutaria di un bordello, e poi sfruttata dal padre che, avendone scoperto il precoce talento, la faceva esibire per strada per raggranellare le elemosine dei passanti. Vengono poi descritti i numerosi incidenti, il carattere debole, gli amori tormentati (in particolare quello con Marcel Cerdan), le psicosi, la salute cagionevole, l'alcolismo, il tentativo di suicidio, la crescente dipendenza da farmaci e morfina per combattere l'artrosi e, ovviamente, l'incommensurabile grandezza artistica, con quella voce unica e potente, ricca di sfumature e capace di passare in un attimo dai toni languidi a quelli aspri. Essenziale, per la buona riuscita della pellicola, la magnifica interpretazione, di assoluta immedesimazione emotiva, di Marion Cotillard, premiata con l'Oscar come miglior attrice protagonista e con tutti i premi maggiori dell'anno 2008 (Golden Globe, BAFTA, Premio César). Accanto a lei figura un cast francese di grossi nomi come Sylvie Testud, Gérard Depardieu, Emmanuelle Seigner, Pascal Greggory. Le interpretazioni vocali che si sentono nel film sono generalmente tratte da registrazioni originali della Piaf, ma in alcuni casi si è dovuti ricorrere alla (notevole) "imitazione" di Jil Aigrot, per quanto concerne i brani del primo repertorio della diva, non sempre disponibili in qualità accettabile. Il film ha vinto anche l'Oscar al miglior trucco, oltre a quello "inevitabile" per la Cotillard.

Voto:
voto: 3,5/5

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