giovedì 21 ottobre 2021

Il secondo tragico Fantozzi (1976) di Luciano Salce

Secondo capitolo delle disavventure tragicomiche dell'impiegato più inetto e scalognato del mondo: il ragionier Ugo Fantozzi. Fantozzi deve rassegnarsi al matrimonio della sua amata signorina Silvani con il geometra Calboni ed è costretto a fare da accompagnatore allo strambo Duca Semenzara, vizioso del gioco d'azzardo, che lo porta con sè al Casinò di Monte Carlo come portafortuna e copertura per le sue scappatelle. Tra rocambolesche visite al circo, serate in locali osé, gite a Capri e battute di caccia, Fantozzi recupera le sue speranze di una liaison clandestina con la Silvani, ma intanto deve sorbirsi le tediose visioni di film muti d'essai per compiacere il suo capo ufficio. Dopo l'enorme successo popolare del primo film del 1975, Luciano Salce torna a dirigere Paolo Villaggio nel seguito naturale (e inevitabile) delle peripezie di Fantozzi. Anche stavolta il celebre comico genovese è autore del soggetto e mattatore assoluto, e insieme a lui c'è il ritorno del cast principale al completo con Anna Mazzamauro, Gigi Reder, Giuseppe Anatrelli, Liù Bosisio e Ugo Bologna. Il film riprende in pieno le atmosfere, lo stile e le vicende stravaganti del predecessore, collegandosi alla sua fine in una sorta di ideale continuum; ne mantiene lo spirito grottescamente farsesco e l'umorismo surreale, ma ne esaspera ulteriormente i toni sarcastici per prendere in giro il mondo degli impiegati, l'ipocrisia sociale, l'arroganza dei potenti e i malcostumi dell'italiano medio, in un'iperbole sfacciata che tende al demenziale ma graffia con caustica intelligenza. In tal senso questo sequel vale almeno quanto il precedente, e, pur inciampando talvolta in eccessi buffoneschi, risulta ancora più divertente con delle gags memorabili entrate di diritto nell'immaginario collettivo e nella storia della commedia italiana. Tra queste va citata quanto meno quello della "corazzata Kotiomkin", l'interminabile film russo muto di 18 bobine che gli impiegati sono costretti a sorbirsi (perdendosi l'incontro di calcio contemporaneo tra Italia e Inghilterra) per non contraddire il pedante cinefilo professor Guidobaldo Maria Riccardelli (Mauro Vestri), che rappresenta una delle vette della comicità parodistica e iconoclasta di Villaggio. Ovviamente il film russo cita beffardamente il capolavoro La corazzata Potëmkin (Bronenosets Potemkin, 1925) di Sergej M. Ejzenstejn e lo sketch prende in giro l'atteggiamento pavidamente ossequioso di molti lecchini di scarsa cultura che fingono di apprezzare opere che non conoscono (o che addirittura detestano) solo per puro conformismo, per non mettersi in contraddizione con il pensiero radical chic dominante. Il secondo tragico Fantozzi consolida e porta alla massima espressione il mito comico del pusillanime ragioniere, ed è anche l'ultimo episodio qualitativamente degno della lunga saga: infatti già dal successivo Fantozzi contro tutti (1980), in cui la regia passerà nelle mani di Neri Parenti (affiancato da Paolo Villaggio), la serie assumerà connotati sempre più beceri, stupidi, esagerati e volgari, trasformandosi in una patetica sequela di filmacci trash, più ridicoli che comici.
 
La frase: "Per me... La corazzata Kotiomkin... è una cagata pazzesca!"

Voto:
voto: 3,5/5

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