domenica 17 ottobre 2021

Quel treno per Yuma (3:10 to Yuma, 2007) di James Mangold

Il contadino Dan Evans, uomo duro di saldi principi che si spezza la schiena con il lavoro onesto per portare avanti il suo ranch e badare alla famiglia, ma è soverchiato dai debiti, accetta, per denaro, un pericoloso incarico: scortare lo spietato bandito Ben Wade al treno delle 3:10 per Yuma che lo condurrà in prigione. Il viaggio si dimostra fin da subito un'impresa complicata, con gli sgherri della banda di Wade che attaccano ripetutamente il drappello guidato da Evans nel tentativo di fiaccarne la resistenza e liberare il loro capo. Sarà una sanguinosa corsa contro il tempo e contro le tentazioni, in cui si trovano contrapposti il rigore morale di Evans alla fascinazione del male esercitata dal subdolo Wade, con il rapporto tra i due uomini che avrà una graduale evoluzione, passando dall'odio al rispetto, fino alla inevitabile resa dei conti finale in cui ognuno dovrà compiere delle scelte definitive. Remake dell'omonimo film del 1957 diretto da Delmer Daves e scritto da Halsted Welles, accreditato anche per la sceneggiatura di questa nuova versione insieme a Michael Brandt e Derek Haas. Come l'originale è un solido western di tensione psicologica, azione violenta e patos ideologico sul conflitto tra la dignità di una vita onesta ma misera rispetto alla seduzione delle scorciatoie criminali, che promettono fama e ricchezza in breve tempo ma ad un prezzo morale altissimo. Il newyorkese James Mangold è un regista dotato di indubbio talento ma discontinuo, non sempre capace di conciliare con equilibrio le esigenze di spettacolo del cinema mainstream con la propria visione autoriale, e quest'opera di luci e ombre sembra risentire talvolta dei medesimi problemi. Rispetto all'originale ne amplia il respiro epico, enfatizzando i paesaggi in maniera espressionistica, e ne aumenta il tono di violenza e le sequenze di azione, con più personaggi, più cattivi, più agguati, più sparatorie ed una maggiore contestualizzazione sociale. Ma, di contro, ne perde l'asciuttezza narrativa e la sobrietà formale, barattandola con molta enfasi spettacolare, un dilatato didascalismo ed un finale di turgida esagerazione drammaturgica. Viene però ben mantenuto il clima di suspense scandito dalle lancette dell'orologio (in tal senso il titolo originale è molto più efficace del corrispettivo italiano) ed il sottile conflitto psicologico tra i due protagonisti. Bravissimi gli attori, in particolare Russell Crowe, Christian Bale, Ben Foster e Peter Fonda e di notevole carica suggestiva la colonna sonora dell'italo-americano Marco Beltrami, candidato all'Oscar per l'occasione.

Voto:
voto: 3/5

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