mercoledì 13 ottobre 2021

Le belve (Savages, 2012) di Oliver Stone

Dal romanzo omonimo di Don Winslow (che ha collaborato anche alla scrittura della sceneggiatura). Ben e Chon sono giovani, intraprendenti e amici per la pelle. Il primo è la mente, la calma e la rigorosa metodica. Il secondo è il braccio, un ex marine votato all'azione, coraggioso e irruento. I due condividono tutto senza remore: una bella casa sul mare a Laguna Beach, una splendida biondina sexy di nome Ophelia che li ama entrambi ed una fiorente attività di coltivatori e spacciatori di marijuana, il miglior prodotto reperibile nel sud della costa californiana, grazie al talento botanico di Ben. Ma di colpo la situazione degrada e l'idillio del trio a base di soldi, sesso, vita lussuosa e panorami da paradiso perduto, precipita nell'incubo. I due soci vengono avvicinati da un truce sgherro al soldo di un cartello messicano del narcotraffico che intende stipulare con loro un rapporto di partnership per sfruttarne appieno le competenze. Ben e Chon capiscono di non avere scelta, ma cercano di togliersi dal giro per non impelagarsi in quel mondo di "belve" spietate, e organizzano una repentina fuga in estremo oriente. Ma il boss del cartello, Elena Sanchez, fa rapire Ophelia e minaccia di torturarla a morte se i due ragazzi non accetteranno le sue condizioni. Questo crime d'azione di Oliver Stone è un acido film di frontiera, corale, spudorato, molto effettistico, che affastella stili e tematiche diverse alla maniera del regista, sfiorando spesso il caos schizofrenico. I personaggi sono smodati, le situazioni costantemente esasperate e le svolte risolutive decisamente implausibili. E' un film tosto e brutale, a tratti violentissimo, appassionante nella prima metà ma fracassone nella seconda, con un doppio epilogo che sa di imbroglio ma che può essere letto anche a livello metaforico, come critica delle esagerazioni del capitalismo. Il cast è di ottimo livello, con Taylor Kitsch, Aaron Johnson, Blake Lively, Salma Hayek, Benicio del Toro, John Travolta, Emile Hirsch, ma solo i primi tre risultano credibili, mentre gli altri oscillano tra la caricatura e l'istrionismo incontrollato. Oliver Stone spinge forte sul pedale della frenesia e dei contrasti, tra la patina glamour delle ambientazioni californiane e l'asprezza efferata dei bassifondi messicani, ma il suo gioco all'eccesso finisce ben presto per diventare un ampolloso racconto per immagini, che carica a testa bassa, senza la giusta sottigliezza dei toni.

Voto:
voto: 2,5/5

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