Nel 2013, in un hotel al centro di Hong Kong, il giovane Edward Snowden, brillante tecnico informatico ed ex collaboratore della CIA, dopo un lungo tira e molla con la sua coscienza e mesi di forte pressione psicologica, si decide a parlare e uscire allo scoperto. Convoca in assoluta segretezza un giornalista del "Washington Post", uno del "The Guardian" ed una famosa documentarista indipendente per rivelare al mondo, in una scioccante intervista, la sua verità su un occulto programma di sorveglianza di massa attraverso il quale i servizi segreti americani spiano, sorvegliano, controllano e analizzano, in nome della sicurezza nazionale, le comunicazioni, le mail, le telefonate, le conversazioni sui social media della popolazione, con la collaborazione, nascosta e compiacente, di grandi colossi come Apple, Microsoft, Facebook, Google, Skype, Amazon e via discorrendo. Thriller biografico diretto e scritto (insieme a Kieran Fitzgerald) da Oliver Stone, basato sulla vera storia dell'analista di dati digitalizzati Edward Snowden (per molti un eroe, per altri un impostore in cerca di pubblicità), e ispirato liberamente a due testi letterari: "The Snowden Files" di Luke Harding e "Time of the Octopus" di Anatoly Kucherena. Era praticamente inevitabile il "matrimonio" tra una storia esplosiva come quella di Edward Snowden e un regista polemico e fieramente anti-sistema come Oliver Stone. Era solo una questione di tempo e, infatti, ci sono voluti meno di 3 anni per vederne la trasposizione sul grande schermo. Qualunque sia l'ideologia politica e la posizione che si vuole tenere relativamente ad una vicenda così spinosa, rispetto alla quale il film offre una interpretazione inevitabilmente parziale, sintetizzata e "a tesi", è indubbio che la questione trattata sia più che mai importante, attuale e di forte connotazione morale. Il regista appoggia pienamente la veridicità delle accuse di Snowden, sovrappone idealmente il suo sguardo critico verso i poteri forti a quello del suo protagonista (egregiamente interpretato da un ottimo Joseph Gordon-Levitt) e realizza un film di denuncia veemente e appassionante, carico di suspense e di suggestioni inquietanti, non privo di esasperazioni retoriche e di turgide forzature, un bel po' sbilanciato dal punto di vista dell'equanimità, più cinematografico che documentaristico, ma anche di potente enfasi spettacolare nella sua riprensione contro la corruzione, la mistificazione della verità, la manipolazione delle informazioni, l'arroganza del potere e il torbido sottobosco di connivenze che prolifera nella sua ombra. Il cuore dell'opera è l'atavico conflitto/dilemma tra sicurezza e privacy, due concetti entrambi fondamentali che spesso si pestano i piedi tra di loro, che non possono (e non devono) elidersi a vicenda ma la cui convivenza è inevitabilmente problematica. Dal punto di vista tecnico, visivo e del ritmo la pellicola è impeccabile e riconferma il grande mestiere dell'autore in materia di cinema. Grande cast corale con Joseph Gordon-Levitt, Melissa Leo, Zachary Quinto, Rhys Ifans, Nicolas Cage, Shailene Woodley, Tom Wilkinson, Timothy Olyphant e Scott Eastwood (figlio di Clint). Il vero Edward Snowden compare in un cameo nelle sequenze finali.
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