Il
giovane ispettore Raymond Avila degli affari interni è chiamato a indagare su
un presunto caso di corruzione da parte di un suo ex compagno di accademia.
Quando questi viene assassinato Avila indirizza i suoi sospetti sul suo diretto
superiore, il sergente Dennis Peck, losco, violento, manipolatore e donnaiolo
incallito. Quando Peck seduce, con la forza, la moglie di Avila, lo scontro tra
i due uomini travalica il piano investigativo e diventa un’autentica sfida di
vendetta personale senza esclusione di colpi. Cupo thriller poliziesco che
mescola abilmente l’azione tipica del cinema “di genere” con una vigorosa
caratterizzazione psicologica dei personaggi. Forte di una sceneggiatura
stringata e coesa, garantisce un ritmo serrato, momenti avvincenti ed un patos
strisciante, sempre sul filo di una violenza sordida e di situazioni scabrose.
Il suo punto debole sono i dialoghi stereotipati, la prevedibilità dello
sviluppo narrativo ed un certo compiacimento di erotismo torbido costruito
addosso al personaggio di Peck, interpretato con aspra efficacia da un Richard
Gere all’apice della sua sensualità “maledetta”. Il disegno del suo
personaggio, un diabolico cattivo degenerato ricco di ombre e di ambiguità (come
la tenerezza che dimostra nel rapporto con il figlio), è non banale e dona
spessore alla pellicola. L’antagonista di Andy Garcia è invece più canonico e
conforme ai cliché del genere. Il film rilanciò la carriera di Gere che stava
attraversando un periodo di appannamento.
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