lunedì 18 aprile 2016

Affari sporchi (Internal Affairs, 1990) di Mike Figgis

Il giovane ispettore Raymond Avila degli affari interni è chiamato a indagare su un presunto caso di corruzione da parte di un suo ex compagno di accademia. Quando questi viene assassinato Avila indirizza i suoi sospetti sul suo diretto superiore, il sergente Dennis Peck, losco, violento, manipolatore e donnaiolo incallito. Quando Peck seduce, con la forza, la moglie di Avila, lo scontro tra i due uomini travalica il piano investigativo e diventa un’autentica sfida di vendetta personale senza esclusione di colpi. Cupo thriller poliziesco che mescola abilmente l’azione tipica del cinema “di genere” con una vigorosa caratterizzazione psicologica dei personaggi. Forte di una sceneggiatura stringata e coesa, garantisce un ritmo serrato, momenti avvincenti ed un patos strisciante, sempre sul filo di una violenza sordida e di situazioni scabrose. Il suo punto debole sono i dialoghi stereotipati, la prevedibilità dello sviluppo narrativo ed un certo compiacimento di erotismo torbido costruito addosso al personaggio di Peck, interpretato con aspra efficacia da un Richard Gere all’apice della sua sensualità “maledetta”. Il disegno del suo personaggio, un diabolico cattivo degenerato ricco di ombre e di ambiguità (come la tenerezza che dimostra nel rapporto con il figlio), è non banale e dona spessore alla pellicola. L’antagonista di Andy Garcia è invece più canonico e conforme ai cliché del genere. Il film rilanciò la carriera di Gere che stava attraversando un periodo di appannamento.

Voto:
voto: 3,5/5

Nessun commento:

Posta un commento