lunedì 18 aprile 2016

La scelta di Sophie (Sophie's Choice, 1982) di Alan J. Pakula

Sophie Zawistowska, ebrea polacca sopravvissuta ai lager nazisti ed emigrata negli Stati Uniti, vive a New York con il marito, intellettuale nevrotico ossessionato dall’Olocausto. L’incontro con il giovane scrittore Stingo, che in breve diverrà amico di famiglia, risveglia nella donna tristi ricordi del suo doloroso passato ad Auschwitz, che inizierà a raccontare all’uomo, chiaramente invaghito di lei. Le scioccanti rivelazioni di Sophie condurranno, inevitabilmente, ad un finale tragico. Intenso dramma, più morale che storico, tratto dall'omonimo romanzo di William Styron e diretto con discontinua aderenza (a volte troppo distaccato, a volte troppo coinvolto) da Alan Pakula. Ammantato da dolorosa suggestione e da un opprimente senso di morte, è una cupa apologia del rimorso spesso appesantita da una narrazione interrotta (nei continui slittamenti del piano temporale), da un prologo iperdilatato e da una certa ridondanza espressiva. Gli attori però sono bravissimi, specialmente Meryl Streep (meritatamente premiata con l’Oscar), in un personaggio di indimenticabile statura tragica: fragile, tormentata, lacerata, non priva di ambiguità e di lati oscuri. Completano il cast Kevin Kline (al suo esordio cinematografico) e Peter MacNicol, entrambi credibili al cospetto della formidabile protagonista. Altri punti di eccellenza della pellicola sono la splendida fotografia di Néstor Almendros e la felice scelta di mostrare le sequenze nei campi di sterminio in modo asettico, perché narrate dalla cinica prospettiva rituale dei nazisti. La scelta del titolo non è quella compiuta nel passato, nel lager, ma, piuttosto, quella della morte, compiuta nel presente. Visto che capita di rado va anche data una menzione speciale all’ottimo doppiaggio italiano, effettuata da Rossella Izzo sul personaggio della Streep.

Voto:
voto: 3,5/5

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