Filumena Marturano, proletaria napoletana ed ex
prostituta, ama da sempre il ricco e viziato Domenico Soriano, figlio della
Napoli “bene” e donnaiolo incallito, che da anni la tratta da serva e
concubina, approfittando del suo sentimento. Stanca delle umiliazioni subite,
la grintosa donna inscena una finta morte per farsi sposare dal capriccioso
signorotto. Ma il piano riesce solo a metà, perché il furioso Domenico la
trascina davanti all’avvocato ed ottiene l’annullamento delle nozze in quanto
viziate dall’inganno. Filumena si
gioca allora la sua ultima carta e rivela all’uomo di avere tre figli, ormai
grandi e di padri diversi, di cui uno solo è figlio suo. Per Domenico inizia un
incubo ad occhi aperti, con goffe indagini giornaliere per cercare di capire
quali dei tre ragazzi possa essere il sangue del suo sangue. Un classico della
commedia all’italiana leggera, diretta con energico brio da De Sica, che ha
adattato, ringiovanendo i personaggi, il celebre lavoro teatrale di Eduardo De
Filippo (da lui stesso già portato sul grande schermo nel 1951). Cucito addosso
ai due straordinari interpreti (un’intensa Sophia Loren, candidata all’Oscar
per l’occasione, ed un Marcello Mastroianni, con baffo malandrino, in vena di
alto istrionismo), è un ricco concentrato di sentimenti, scene madri, folclorismo
drammatico, irresistibile spontaneità, simpatia naturale, melassa ruffiana,
sceneggiata partenopea. Ora toccante, ora chiassoso, si regge sull’eccellente
chimica che ha sempre legato i due interpreti e, nella prima parte, è
sicuramente lodevole per il suo verace romanticismo, pregno di umanità. Peccato
che poi tutto tenda a scivolare nella patetica ricerca del largo consenso,
attraverso la costante presenza di un affettato sentimentalismo che conduce
dritto al finale edificante, per la gioia di massaie e mamme di famiglia. Fu un
grande successo di pubblico, ma deve tutto alla presenza scenica e al carisma
sensuale dei due attori protagonisti. Appartiene alla schiera di pellicole
popolane e “pecorecce” nella filmografia del grande regista di Sora.
La frase: “I
figli non si pagano!”
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