venerdì 8 aprile 2016

Io ballo da sola (Stealing Beauty, 1996) di Bernardo Bertolucci

Lucy, una diciottenne americana orfana di madre, viene mandata dal patrigno in Italia per una vacanza, ospite di due inglesi, amici di famiglia, in una villa rustica sulle dolci colline senesi del Chianti. L’arrivo della bella Lucy turberà la tranquilla quotidianità dell’ambiente rurale, una sorta di comune dove convergono artisti, giornalisti, antiquari, intellettuali e borghesi, amici degli accoglienti proprietari e provenienti da paesi diversi. In questo clima solare e rigoglioso, la ragazza perderà la sua verginità e avrà modo di scoprire l’identità del suo padre biologico. L’opus numero 13 di Bertolucci, che non girava in Italia dal 1981, è un sereno melodramma, sospeso tra leggerezza e malinconia, costruito su un percorso di crescita sentimentale, sessuale e morale; quello della giovane Lucy, la cui bellezza acerba e sensuale, attraversa tutta la scena del film magnetizzando le attenzioni. Manierista e sofisticato, qua e là artificioso come i suoi personaggi, tiene fuori campo la società italiana, esalta la magia dei paesaggi toscani e si consegna impunemente all’esplorazione voyeuristica del corpo di Lucy (Liv Tyler), accarezzato dallo sguardo del regista con compiacente sensualità, non priva di poetico erotismo. Il variopinto mondo degli adulti, attraversato dalla ragazza con impudente curiosità, è un triste campionario di fasulla leziosità, popolato da spettri evanescenti, tronfi e innaturali, simboli di un’ideologia farraginosa, posta in stridente contrasto con la passione esuberante dell'adolescente. La doppia ricerca di Lucy (la propria identità sessuale e quella del suo vero padre) è anche rivolta al superamento di un “blocco” che la giovane sembra avere, un ostacolo provocato più da fattori ambientali esterni che da una libera scelta individuale e il cui scavalcamento passa, necessariamente, attraverso la donazione di sé. Il titolo originale allude all’idea dell’arte che “ruba” la bellezza altrui, metafora presente in vari cenni nella pellicola. Del ricco cast, oltra alla già citata protagonista, vanno ricordati Jeremy Irons, Sinead Cusack, Donald McCann, Rachel Weisz, Joseph Fiennes e Stefania Sandrelli. Nel suo esibito francesismo lezioso, questo film discontinuo e leggero vale più come esercizio di stile che come opera di spicco nella ricca filmografia dell’autore.

Voto:
voto: 3/5

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