Tre episodi d’autore dedicati alla città
di New York, icona dell’America nell’immaginario collettivo. Un pittore
d’avanguardia si dibatte tra crisi d’ispirazione artistica e affanni
sentimentali, perché la sua giovane amante (e allieva) lo vuole lasciare. Una
dodicenne ricchissima, che vive in una casa da sogno tra agi e maggiordomi, è,
in realtà, profondamente infelice perché i suoi genitori, entrambi concertisti
famosi sempre in giro per il mondo, non trascorrono mai del tempo con lei. Un
avvocato, succube di una madre ossessiva e petulante, cerca invano di liberarsi
dal giogo di lei per vivere in pace le sue storie d’amore, ma la donna sembra
onnipresente. Le tre storie sono: Lezioni
dal vero di Martin Scorsese, La vita
senza Zoe di Francis Ford Coppola ed Edipo
relitto di Woody Allen. Scorsese e Allen sono newyorkesi doc, mentre
Coppola è un acquisito. Come in tutte le pellicole a episodi il risultato è
altalenante e poco omogeneo. Il primo segmento (il migliore) è un piccolo
capolavoro sul rapporto tra arte e vita, con evidenti richiami a Dostoevskij,
interpretato con furia autolesionista da un carismatico Nick Nolte, a cui si
affianca la sempre affascinante Rosanna Arquette. Le sue atmosfere stravaganti
richiamano in parte quelle di Fuori
orario. Memorabile la scena in cui Nolte dipinge un quadro, con il
cuore infranto, traendo ispirazione da una musica indiavolata. L’episodio di
Coppola, per quanto esteticamente superbo grazie alla solita splendida
fotografia di Vittorio Storaro, è il più debole dei tre: una fiaba gentile ma
frivola sul lato oscuro della ricchezza, vista dalla prospettiva dei figli
viziati, agiati e privi di calore umano. Il regista cerca di mettere alla
berlina la vita dorata e fasulla dei quartieri alti (Park Avenue, nello
specifico), ma si ferma solo alla patina. Nel cast c’è Giancarlo Giannini
insieme a Talia Shire e Heather McComb. Il segmento alleniano, interpretato dal
regista stesso, è quello più divertente e le sue disavventure di ebreo
nevrotico, costretto ad andare in analisi per colpa di una madre possessiva che
ne castra i sogni di libertà sessuale, sono indubbiamente esilaranti nel loro
brio grottesco. Paga il dazio di una certa prolissità e di alcune situazioni
eccessivamente caricaturali. Nel cast, oltre al mattatore Allen, ci sono Mia
Farrow e l’esordiente Kirsten Dunst, che all’epoca aveva soli sette anni.
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