sabato 23 aprile 2016

L'anno del dragone (Year of the Dragon, 1985) di Michael Cimino

Stanley White, pluridecorato ispettore della polizia newyorkese e reduce dal Vietnam, viene trasferito nel turbolento quartiere di Chinatown. Con il suo idealismo intollerante infrange presto il silente patto di non belligeranza con i vecchi boss della mala cinese e ingaggia una guerra personale contro lo spietato Joey Tai, giovane criminale ambizioso e famelico che sta scalando rapidamente le gerarchie del crimine per unire la famigerata “Triade” sotto il suo comando. Al fianco di White ci sarà un’avvenente reporter asiatica ma il prezzo da pagare sarà molto alto. Il ritorno al cinema di Michael Cimino, voluto da Dino De Laurentiis dopo il clamoroso flop de I cancelli del cielo che causò il fallimento finanziario della United Artists, è un cupo thriller poliziesco di strada, violento e teso, che affronta temi scottanti come il razzismo e il traffico di droga nelle metropoli occidentali. L’estro visionario del regista trova il suo tripudio nella feroce brutalità iperrealista, nelle sequenze esagitate dei duelli all’ultimo sangue, nell’isteria estetica che oscilla tra le torbide passioni che travolgono i protagonisti e l’efferata veemenza delle uccisioni. Avvincente e ricco di patos, eccessivo e frenetico, pregno di fosche atmosfere mortuarie, vale soprattutto come truce affresco criminale di potente malia oscura e con distorsioni fantastiche, che spinge il noir verso i territori del western. Scritto dal regista insieme a Oliver Stone e tratto da un romanzo di Robert Daley, è uno dei migliori polizieschi americani degli anni ’80, che si avvale delle ottime interpretazioni di un cast in gran forma, in cui svettano i due contendenti principali Mickey Rourke (intenso e credibile nei panni del tormentato Stanley White) e John Lone (che due anni dopo sarà l’ultimo imperatore cinese per Bertolucci). La tragica sequenza che coinvolge la moglie di White è un memorabile momento di grande cinema, duro e puro. Tra le tante suggestioni di un manierista geniale e forsennato come Cimino, ritorna anche il Vietnam, che qui incombe come un’ombra lontana sul doloroso passato del protagonista.

Voto:
voto: 4/5

Nessun commento:

Posta un commento