Una
sgangherata compagnia ambulante d’avanspettacolo, guidata dai capocomici Mimmo
Adami e Dea Dani, sposati e privi di talento, cerca di tirare avanti, tra sogni
e delusioni, nel periodo della seconda guerra mondiale. Approfittando
dell’euforia post caduta del fascismo e della mancanza di concorrenza, i nostri
riescono ad ottenere uno strepitoso successo al Teatro Petruzzelli di Bari. Ma
la gloria sarà effimera e, passato il momento propizio, torneranno mestamente alla
loro squallida dimensione di guitti depressi e pieni di rimpianti. Commedia
nostalgica diretta e interpretata da Sordi (che l’ha anche scritta insieme a Ruggero
Maccari e Bernardino Zapponi), che intende essere una malinconica rievocazione
dei vecchi miti dell’avanspettacolo e della rivista, che qui vengono
compiutamente omaggiati grazie alla presenza nel cast di due icone popolari
come Wanda Osiris e Carlo Dapporto, nel ruolo di sé stessi. Il trascinante brio
e l’energico affiatamento dei due interpreti principali (Alberto Sordi e Monica
Vitti) riesce a riscattare solo in parte una pellicola confusa e fracassona, a
tratti parecchio divertente ma anche eccessiva, volgare e pervasa dal medesimo
senso di maldestra improvvisazione che accompagna la compagnia nella finzione
scenica. Ambizioso e svenevole, prolisso e caciarone, vale più come mesto
affresco d’epoca che come reale opera artistica. I due mattatori della nostra
commedia (la Vitti
e Sordi) si contengono l’un l’altro per non essere sopraffatti e riescono così
a limare il proprio naturale istrionismo, offrendoci due interpretazioni
misurate ed efficaci. Del film si ricorda principalmente la celebre canzone
goliardica (scritta dal solito “Albertone” nazionale) “Ma ‘ndo Hawaii”, che fa da motivo d’apertura degli spettacoli e che
è rimasta in un certo immaginario popolare, indissolubilmente legato alla
figura di Alberto Sordi.
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