venerdì 15 aprile 2016

Hugo Cabret (Hugo, 2011) di Martin Scorsese

Negli anni ’30 Hugo Cabret è un orfano di dodici anni che vive nascosto in una stazione parigina, il cui unico parente è il vecchio zio, che si occupa della manutenzione degli orologi nello scalo ferroviario. Alla morte dell’uomo il piccolo Hugo è costretto a vivere di espedienti e di piccoli furti per tirare a campare e per portare avanti il suo progetto: il completamento di un automa meccanico a cui stava lavorando suo padre, prima di morire bruciato in un incendio. Mentre sta rubando dei pezzi necessari al lavoro sul robot, Hugo fa la conoscenza di Isabella, una strana ragazzina, e del misterioso George Melies, illusionista e regista, che lo condurrà in una magica avventura. Questa favola immaginifica tratta dal romanzo “La straordinaria invenzione di Hugo Cabret” di Brian Selznick, segna l’incursione di Martin Scorsese nel cinema fantastico per ragazzi. Sempre pronto a stupire e a mettersi in gioco, il grande regista si affida a tutte le moderne tecnologie digitali, 3D compreso, per mettere in piedi uno spettacolo visivo e sonoro straordinario, tecnicamente superbo e inteso a ricostruire quel senso di meraviglia che il cinema dei pionieri seppe suscitare negli sguardi vergini dei primi spettatori assetati di avventure fantastiche. Come Melies e il suo razzo che colpisce la luna-uomo, così Scorsese si pone come un abile artigiano stregone al servizio del pubblico, arcano incantatore ed evocatore di sogni sul grande schermo. Il film va vissuto come il divertissement di un artista che intende celebrare la sua grande passione cinefila, dando fondo a una miriade di omaggi e citazioni a quel cinema delle origini che ha fortemente influenzato la sua formazione. L’impressione di un mero esercizio di stile emerge prepotentemente più volte, ma è innegabile l’estro visionario dell’autore che ci regala una regia vorticosa, avvolgente, un tripudio di colori e di immagini che lasciano sbalorditi. Peccato che la magia della fiaba non riesca mai a spiccare definitivamente il volo, per colpa di una seconda parte della pellicola troppo macchinosa e ridondante, con punte di retorica edificante oltre modo pronunciate. Aspettando il ritorno dello Scorsese che tutti amiamo non si può comunque bocciare in toto questa sua sorprendente fuga dalla “realtà”. Il film ha avuto ben undici nomination agli Oscar e ne ha vinti cinque, tutti tecnici: fotografia, sonoro, montaggio sonoro, effetti speciali e le scenografie di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo. Il cast annovera Asa Butterfield, Chloë Grace Moretz, Ben Kingsley, Sacha Baron Cohen, Jude Law e Christopher Lee.

Voto:
voto: 3/5

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