venerdì 1 aprile 2016

Angel Heart - Ascensore per l'Inferno (Angel Heart, 1987) di Alan Parker

Brooklyn (NY), anni ’50. Harold Angel è un detective disilluso che viene ingaggiato da un enigmatico personaggio, tale Louis Cyphre, per cercare una persona scomparsa con cui il committente ha un vecchio debito. La persona è Johnny Favourite, ex cantante, incallito donnaiolo, svanito nel nulla da molti anni dopo un’amnesia provocata da un incidente di guerra. Le indagini sulla vita di Favourite porteranno Angel su una strada pericolosa: tra donne misteriose, riti vudù e satanismo, conducendolo fin nella lontana Louisiana, nel tentativo di ricomporre il mosaico dell’oscuro passato del cantante scomparso. Ma qui lo attenderanno orribili delitti, una lunga scia di sangue e una terribile verità. Horror atipico, fortemente contaminato da altri generi, molto curato a livello visivo, con una messa in scena inquietante e rigorosa in tutti i particolari: ambientazioni, scenografie, giochi di luce, dettagli di arredi, uso dei flashback e dei campi lunghi. Esteticamente sontuoso nella sua decadenza barocca, con una fotografia dai toni opachi ed un sapiente utilizzo delle luci nel disegno di atmosfere lugubri, è un oscuro intreccio di situazioni sordide, di sequenze macabre e di violenza efferata, avvolta in un costante alone di mistero. La contaminazione sopra accennata si esplica attraverso i richiami ai diversi generi identificabili nella pellicola: l’horror, per la presenza della magia nera e del satanismo, con evidenti influenze faustiane. Il thriller, per la catena di brutali omicidi, il gore e la suspense sempre incombente. Il noir, quello “hard boiled” di Hammett e Chandler, omaggiato specialmente nella prima parte, con il detective privato ambiguo, scalcinato e privo di ideali, la sigaretta sempre tra le labbra, la telefonata del cliente che significa “guai in vista” e l’indagine che si svolge “ai margini”, sia per i metodi utilizzati che per le cose scoperte. E infine il mistery, per la ricerca della persona scomparsa, il fantomatico Johnny Favourite, autentico filo conduttore di tutta l’intricata vicenda. Pervaso da un erotismo strisciante e da una malia sordida, che trova pieno compimento nel finale a sorpresa (invero non imprevedibile per il pubblico più scafato), perde spesso il senso della misura, e il filo del discorso, attraverso artificiose contorsioni narrative, forzature psicologiche e ridondanti eccessi grafici (i disturbanti sogni di Angel sono tra questi). Ci sono però due sequenze memorabili: il primo incontro, sul tram, tra Angel e Margaret, con la donna costantemente voltata di spalle, ed il furioso rapporto sessuale nel prefinale, rappresentato con il tormento visivo di un peccato imperdonabile. Del notevole cast segnaliamo Mickey Rourke, Robert De Niro, Charlotte Rampling e Lisa Bonet. Consigliato agli amanti degli horror “sulfurei” o ai patiti del colpo di scena finale.

Voto:
voto: 3,5/5

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